La campagna elettorale in Venezuela
Fotografie dai comizi di questi giorni di Maduro e Capriles, che si contendono il ruolo che fu di Chávez, e il punto della situazione in vista del voto di domenica
Il 14 aprile in Venezuela si svolgeranno le elezioni per eleggere un nuovo presidente, dopo la morte di Hugo Chávez. La notizia era stata data dal vicepresidente ed ex ministro degli Esteri, Nicolas Maduro, indicato dallo stesso Chávez come suo successore ideale. Maduro si è candidato come leader del Partito Socialista Unito di Venezuela (PSUV), nato dallo scioglimento del Movimento Quinta Repubblica, che rappresenta le forze politiche e sociali che hanno sostenuto la cosiddetta Rivoluzione Bolivariana guidata da Hugo Chávez.
Il candidato dell’opposizione è invece Henrique Capriles Radonski governatore dello stato di Miranda e leader della Mesa de la Unidad Democrática (MUD), una coalizione di opposizione che unisce liste di varia natura politica, dai liberali al socialdemocratici, fino ai centristi. Capriles aveva sfidato Chávez alle ultime elezioni, nel 2012, ottenendo il 45 per cento dei voti.
L’impegno principale di Maduro durante la campagna elettorale è stato voler «rispettare l’eredità e il testamento» del suo predecessore, consolidare le riforme sociali, combattere la disuguaglianza e la povertà: «Il comandante Chávez è presente tra noi, come un padre». Capriles ha invece scelto come slogan “Maduro no es Chávez” e ha deciso di concludere la campagna a Barinas, la provincia in cui Chávez è nato e dove Maduro aveva deciso di iniziare.
Ieri Capriles ha chiamato i suoi elettori a Caracas per una marcia a cui hanno partecipato più di 350mila persone. Durante il comizio ha riproposto il proprio programma (basato sulla promessa di aumentare i guadagni sulla vendita del petrolio, che poi saranno utilizzati per sviluppare programmi a carattere sociale) e attaccato personalmente il suo avversario politico dicendo che è un “ragazzo pigro” che “non ha mai lavorato”.
Da parte sua Maduro ha ribadito che Capriles è “figlio dell’oligarchia” e troppo vicino ai “nemici della patria”, facendo riferimento agli Stati Uniti e a un viaggio di Capriles a New York, durante gli ultimi giorni della malattia di Chávez. Denunciando questo fatto Maduro aveva aggiunto che il leader dell’opposizione (non sposato) era partito «con un amico» con il quale era «in gran confidenza», precisazione che gli era valsa l’accusa di omofobia. Secondo sei diversi sondaggi, Maduro sarebbe in vantaggio con un margine però molto ampio che varia dagli otto ai venti punti percentuali.