È finita la caccia a Kony?
Il colpo di stato nella Repubblica Centrafricana ha fermato la spedizione che cerca di catturare il leader della LRA, che ora rischia di essere ritirata
I militari dell’Unione Africana che si trovano nella Repubblica Centrafricana hanno annunciato la sospensione delle operazioni per dare la caccia a Joseph Kony, il ribelle ugandese e comandante dell’Esercito di Liberazione del Signore (LRA) accusato di numerosi crimini contro l’umanità e diventato celebre grazie al documentario Kony 2012 della ONG Invisibile Children.
L’annuncio è stato fatto dal generale ugandese Aronda Nyakairima, che comanda la spedizione di circa tremila soldati dell’Unione Africana, in gran parte ugandesi. All’operazione partecipano anche 100 istruttori militari americani che dal 2011 affiancano le truppe che inseguono Kony. La spedizione è stata inviata oltre il confine ugandese, nella giungla del Centrafrica, nel marzo 2012, quando era ormai sicuro che Kony aveva abbandonato il paese.
Il generale Nykarima ha spiegato di aver sospeso le operazioni perché il nuovo governo ha smesso di collaborare con le forze di spedizione. Circa due settimane fa un’alleanza di vari gruppi ribelli chiamata Seleka ha conquistato Bangui, la capitale del Centrafrica. Non c’è una chiara alleanza tra le forze Seleka e Kony, né una vera e propria ostilità tra la forza di spedizione e i ribelli. Ma l’Unione Africana (un’organizzazione che raggruppa tutti gli stati africani a eccezione del Marocco) riconosce ancora come legittimo il vecchio governo deposto dai Seleka.
Il presidente centrafricano François Bozizé, arrivato al potere a sua volta con un colpo di stato nel 2003, è fuggito in Camerun e al suo posto si è insediato il comandante dei Seleka, Michel Djotodia. La Repubblica Centrafricana è stata subito sospesa dall’Unione Africana, che riconosce ancora come ufficiale il governo di Bozizé, mentre a Djotodia sono state imposte alcune restrizioni di viaggio.
Questa situazione ha messo le truppe dell’Unione inviate a caccia di Kony nella giungla in una situazione piuttosto complessa: si trovano in uno stato dove si è insediato un governo con cui dovrebbero collaborare, ma che però è formalmente illegittimo, mentre il governo che dovrebbero appoggiare è fuggito all’estero. Nell’ultimo anno la loro azione era sembrata piuttosto efficace grazie all’arresto di alcuni importanti leader della LRA e a una diminuzione degli attacchi nei confronti della popolazione civile.
Joseph Kony, 51 anni, ha guidato diversi gruppi ribelli contro il governo Ugandese. La sua formazione attuale è l’Esercito di Resistenza del Signore (LRA). L’obbiettivo di Kony è rovesciare l’attuale governo ugandese e instaurare una teocrazia. La sua ideologia è un misto di fondamentalismo cristiano e nazionalismo tribale (Kony appartiene agli Alcholi, una delle tribù che abitano l’Uganda).
Secondo molte fonti, all’interno della LRA si è sviluppato un culto della personalità nei confronti di Kony che sostiene di comunicare direttamente con Dio e di poter parlare con gli spiriti dei defunti. La LRA è stata accusata di centinaia di attacchi contro la popolazione civile, di aver reclutato migliaia di bambini per farli diventare schiavi sessuali oppure soldati.
Diverse ONG, tra cui Invisible Children che girò il documentario su Kony, hanno detto che la partenza delle truppe sarebbe una catastrofe umanitaria e che permetterebbe all’esercito di Kony di riprendere le forze e ricominciare gli attacchi. Per il momento il generale Nyakarima ha dichiarato: «Noi restiamo qui e non intendiamo andare da nessuna parte», almeno fino a che l’Unione Africana non chiarirà la situazione del suo esercito.