L’altro problema con il nucleare
Sabato si sono interrotti i negoziati con l'Iran sul programma nucleare del paese, senza ottenere nessun risultato
Dopo due giorni di discussione, i negoziati sul programma nucleare iraniano tra le autorità iraniane e il gruppo cosiddetto “dei 5+1” – Stati Uniti, Cina, Russia, Inghilterra, Francia, membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU, più la Germania- si sono interrotti. Catherine Ashton, Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Unione Europea e capo della delegazione, ha detto che le posizioni sono ancora «molto distanti».
L’incontro era cominciato ieri nella città di Almaty in Kazakistan, senza grosse aspettative da nessuna delle due parti. Il gruppo dei 5+1 attendeva una risposta alla proposta formulata nei precedenti colloqui, avvenuti sempre ad Almaty a febbraio: diminuzione delle importazioni di uranio arricchito da parte dell’Iran in cambio di un leggero allentamento delle sanzioni economiche.
Nella strategia dei negoziati, a questa apertura avrebbero dovuto fare seguito ulteriori allentamenti delle sanzioni, in cambio di crescenti garanzie da parte dell’Iran di non procedere allo sviluppo di un programma nucleare. I negoziatori iraniani hanno presentato una controproposta che i 5+1 hanno ritenuto inaccettabile. Non si conoscono i dettagli dei colloqui, ma sembra che la proposta iraniana riguardasse un allentamento delle sanzioni in cambio di uno sviluppo parziale di tecnologia nucleare a scopi civili.
I negoziatori iraniani hanno insistito molto su questo punto. Il capo negoziatore, Saeed Jalili, ha dichiarato in questi giorni che l’Iran ha «un diritto inalienabile» a sviluppare un suo programma nucleare civile. Ha assicurato che la guida suprema del paese, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha vietato la presenza di armi nucleari nel paese e ha ricordato che l’Iran aderisce e rispetta il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari, quindi le sue attività in campo nucleare sono «pacifiche e legali».
Quello di oggi è stato l’ultimo di numerosi incontri in cui delegazioni ufficiali o commissioni tecniche internazionali e dell’Iran si sono incontrate negli ultimi anni. Prima di febbraio, gruppi di esperti si erano riuniti a Istanbul e Mosca, mentre l’ultimo incontro tra le delegazioni ufficiali è avvenuto a Baghdad nel maggio scorso.
Sull’incontro concluso oggi, secondo molti commentatori, hanno pesato in qualche modo le recenti minacce della Corea del Nord. Alcuni sostengono che la leadership iraniana guardi con interesse al fatto che, nonostante le sue minacce, nessuno abbia accennato alla possibilità di rovesciare il regime di Kim Jong-un – cosa che invece è stata spesso ipotizzata nei confronti dell’Iran. La causa di questa reticenza sarebbero le armi nucleari di cui è dotata la Corea del Nord.
Altri fanno notare che se la Corea del Nord diventasse un problema serio, ad esempio intraprendendo azioni militari contro la Corea del Sud, allora la situazione iraniana peggiorerebbe notevolmente. Se gli Stati Uniti dovessero essere in qualche modo danneggiati dall’atteggiamento della Corea del Nord, diventerebbero probabilmente ancora più inflessibili con il programma nucleare iraniano e più determinati nel cercare di fermarlo.
Negli anni Novanta ci furono diversi incontri, molto simili a quelli attuali con l’Iran, per cercare di dissuadere la Corea del Nord dal proseguire il suo programma nucleare. Diversi accordi vennero siglati per fornire carburante e cibo in cambio della promessa di non sviluppare armi nucleari. Questi accordi vennero interrotti nel 2002, quando gli Stati Uniti accusarono la Corea del Nord di aver costruito in segreto un impianto per l’arricchimento dell’uranio. Secondo alcuni commentatori, il ricordo di questo fallimento pesa sugli attuali negoziati e sulla possibilità di dare credito alle promesse iraniani di voler arricchire l’uranio soltanto per scopi civili.