Una settimana di proteste in Bahrein
Contro il Gran Premio di Formula 1 fissato ad aprile, per la liberazione dei prigionieri politici e per denunciare la brutale repressione della polizia: le foto
In Bahrein i manifestanti continuano a protestare contro il governo e la monarchia della dinastia sunnita al-Khalifa. Lunedì la polizia ha disperso migliaia di persone per le strade della capitale Manama con granate assordanti e gas lacrimogeni. Nel quartiere di al-Diraz si è svolto il funerale di Abdul Ghani al-Reis, un uomo di 66 anni morto per un attacco cardiaco davanti a una stazione di polizia, dove si trovava per scoprire cosa era successo al figlio arrestato e torturato dalle forze del regime. Il suo funerale si è trasformato in una manifestazione di protesta, subito repressa dai poliziotti.
Domenica ci sono stati scontri e proteste anche nella città costiera di Malkiya: la polizia ha vietato una manifestazione organizzata dalle donne per chiedere la liberazione dei prigionieri politici e la cancellazione del Gran Premio di Formula Uno che si terrà nel paese il 21 aprile. Gli agenti hanno lanciato i gas lacrimogeni e inseguito i manifestanti nelle stradine della città.
Il Gran Premio fu cancellato nel 2011 a causa delle massicce proteste iniziate e metà febbraio in Bahrein, ma si tenne invece l’anno successivo. Anche in Occidente molti attivisti per i diritti umani chiedono che venga sospeso come gesto di condanna della repressione del regime, mentre altri si dicono semplicemente preoccupati per ragioni di sicurezza.
Il 27 marzo centinaia di persone a Sitra, un comune a sud di Manama, hanno partecipato al funerale di Jaffar al-Taweel, un uomo di 35 anni morto per aver inalato gas lacrimogeni durante una protesta all’inizio di marzo. Anche in questo caso la cerimonia si è trasformato in una marcia contro governo e la polizia. La scorsa settimana ci sono state anche numerose manifestazioni per chiedere la liberazione di Nabeel Rajab, che ha 48 anni ed è il presidente del Centro del Bahrein per i diritti umani. Rajab è stato arrestato il 9 luglio scorso e condannato a due anni di carcere per aver raccontato le proteste e la repressione del governo su Twitter (questo è il suo account).
Martedì scorso 13 manifestanti sono stati arrestati e condannati con l’accusa di aver aggredito poliziotti. In quegli stessi giorni i giornali di tutto il mondo riportavano la lettera scritta dal carcere da Zainab al-Khawaja, un’attivista per i diritti umani che aveva iniziato lo sciopero della fame per protestare contro il divieto di ricevere visite dalla sua famiglia mentre si trovava in prigione.