20 morti negli scontri tra musulmani e buddisti in Birmania
Le foto degli scontri nati da un banale litigio tra un orefice e un cliente, un quartiere islamico è stato distrutto
Mercoledì 20 marzo a Meikhtila, a nord di Rangoon, in Birmania, sono scoppiati dei violenti scontri tra buddisti e musulmani che hanno causato 20 morti e decine di feriti. Secondo fonti locali il numero delle persone uccise potrebbe essere più alto.
Win Htein, un deputato della Lega nazionale per la democrazia (Nld) di Aung San Suu Kyi, ha detto che la situazione continua ad essere molto tesa anche nella giornata di oggi e che per questo motivo è stato imposto il coprifuoco. All’origine dei disordini ci sarebbe un banale litigio tra un venditore d’oro di origini islamiche e un cliente buddista: i due hanno iniziato a discutere sul prezzo di un oggetto attirando l’attenzione della folla, e la situazione è rapidamente degenerata. La morte di un monaco nella lite ha poi scatenato la rabbia della comunità buddista che in poche ore ha distrutto il quartiere musulmano di Meikhtila, incendiando numerosi edifici, tra cui decine di case di musulmani, una scuola coranica, cinque moschee e un importante edificio governativo, impedendo alla polizia di spegnere gli incendi e costringendo centinaia di persone a lasciare le proprie case.
La tensione tra la maggioranza buddista e la minoranza musulmana è ancora molto alta in Birmania, dopo gli scontri dello scorso anno nello stato occidentale di Rakhine: nella regione a maggio 2012 fu imposto il coprifuoco, dopo che una donna buddista fu stuprata e uccisa da un musulmano, portando una catena di ritorsioni tra i due gruppi e causando centinaia di morti e più di 100 mila sfollati. Gli 800 mila musulmani Rohingya che vivono in Birmania vengono considerati immigrati irregolari dal governo e sono per questo molto spesso oggetto di abusi e persecuzioni.