Julia Gillard ha chiesto scusa per le adozioni forzate in Australia
Una storia terribile: per decenni migliaia di madri non sposate furono obbligate dallo Stato a dare in adozione i loro neonati a coppie sposate
Giovedì il primo ministro australiano Julia Gillard ha tenuto uno storico discorso in Parlamento, a Canberra, in cui ha chiesto scusa da parte dello Stato a migliaia di madri non sposate che tra gli anni Cinquanta e Settanta furono costrette dal governo a dare in adozione i loro figli appena nati. Al discorso erano presenti più di 800 persone, molte delle quali commosse. Gillard ha detto:
«oggi questo parlamento, in quanto rappresentante degli australiani, si prende la piena responsabilità e chiede scusa per le politiche e le pratiche che hanno forzato la separazione di madri dai loro figli, e che hanno creato un’eredità di dolore e sofferenza lunga una vita. Riconosciamo le conseguenze profonde di queste politiche e pratiche sui padri e anche il dolore che hanno causato a fratelli e sorelle, nonni, compagni e agli altri membri della famiglia. Condanniamo le pratiche vergognose che hanno negato a voi, le madri, i diritti fondamentali e la responsabilità di amare e prendervi cura dei vostri bambini».
Le scuse ufficiali erano state raccomandate un anno fa dalla commissione del Senato che aveva indagato sulle adozioni forzate, scoprendo che migliaia di bambini – non è stato possibile stabilire con precisione quanti, ma almeno 250 mila – vennero tolti alle loro madri, spesso adolescenti e non sposate, per darli in adozione a coppie sposate.
Secondo il rapporto della commissione si trattò di una pratica comune dalla Seconda guerra mondiale fino all’inizio degli anni Settanta, e venne attuata da governi, ospedali, chiese e associazioni di beneficenza. Le madri non sposate erano sottoposte a forti pressioni, fino a essere minacciate e ingannate, per dare in adozione i loro figli, nella convinzione che fosse nell’interesse dei bambini essere cresciuti da coppie sposate. Gillard ha definito la pratica «crudele e immorale» e ha spiegato che molte donne venivano drogate con farmaci e legate ai letti finché non accettavano di firmare la pratica. Ha anche annunciato la creazione di un fondo di cinque milioni di dollari per fornire assistenza e sostegno psicologico alle madri e per aiutarle a ritrovare i loro figli. Un altro milione e mezzo di dollari verrà destinato agli Archivi nazionali per una mostra speciale sulla vicenda.
La commissione, composta da sette senatori, iniziò a indagare sulle adozioni forzate nel 2010, dopo che il parlamento dello stato dell’Australia occidentale aveva chiesto scusa alle madri e ai bambini che erano stati separati: la pratica in quello Stato fu adottata dagli anni Quaranta agli anni Ottanta. Un anno fa chiesero scusa gli ospedali gestiti dalle associazioni cattoliche, che ammisero che la pratica era «purtroppo comune» e invitarono il governo a risarcire in qualche modo le persone coinvolte.
L’adozione in Australia è regolata dalle leggi dei singoli stati, ma il rapporto ha evidenziato la responsabilità del governo federale, che non forniva alle ragazze madri alcun tipo di sostegno economico, che invece fino al 1973 venne garantito alle vedove e alle mogli abbandonate dai mariti. Il numero massimo di adozioni venne raggiunto nel 1972, quando furono adottati 10 mila bambini australiani. Da allora iniziarono a diminuire per via dell’introduzione della pillola contraccettiva, di nuove politiche di welfare e della legalizzazione dell’aborto.
Foto: Julia Gillard, 21 marzo 2013 (AP Photo/Attorney-General’s Department, Andrew Taylor)