Il nuovo parlamento, in Groenlandia
Se il dibattito politico italiano non vi appassiona, potrebbe piacervi quello dell'isola più grande del mondo: risorse minerarie e problemi di immigrazione
Mentre eravamo tutti occupati nelle elezioni italiane, questa settimana si sono tenute le elezioni politiche in Groenlandia per il rinnovo del parlamento unicamerale del paese. Il parlamento si chiama Inatsisartut in groenlandese e Landsting in danese e ha 31 membri, che restano in carica quattro anni. I risultati delle elezioni – le votazioni si sono tenute martedì 12 marzo – hanno visto il ritorno alla vittoria del partito che ha governato il paese per oltre trent’anni, Siumut (“avanti”). Il partito è guidato da una donna, Aleqa Hammond, che potrebbe diventare il primo ministro donna della Groenlandia.
La Groenlandia è una nazione all’interno del Regno di Danimarca, che è composto anche dalla Danimarca europea e dalle isole Fær Øer (che hanno qualche momento di notorietà in Italia grazie alla loro nazionale di calcio). Dal 1979 la Groenlandia ha diritto all’autogoverno, che è diventato ancora più ampio nel 2009, dopo un referendum. La Groenlandia non fa parte dell’Unione Europea fin dagli anni Ottanta. La Danimarca, che fino al 1953 amministrava la Groenlandia come una colonia, mantiene la gestione della politica estera, della giustizia, della difesa e delle forze dell’ordine.
Quasi il 90 per cento della popolazione groenlandese, che in totale è di circa 57 mila abitanti, è formato da Inuit, la popolazione indigena che parla groenlandese. Il rimanente 10 per cento è formato da europei, quasi tutti danesi. Il groenlandese è l’unica lingua ufficiale, nonostante quasi tutti parlino anche il danese: ma le campagne di “danesizzazione” forzata della popolazione degli anni Cinquanta e Sessanta – quando l’isola passò da colonia a provincia all’interno della Danimarca – hanno lasciato il segno, e la questione dei rapporti con l’ex dominatrice coloniale è ancora una delle principali nella politica locale. Nel 1994 il danese è diventato una “lingua straniera” nelle scuole, ad eccezione di quelle di Nuuk, la capitale, dove abitano circa 15 mila persone (un quarto del totale dell’isola).
Tra il 1979 e il 2009, il partito principale nelle elezioni locali è stato il socialdemocratico Siumut, che in groenlandese significa “avanti” e che ha gestito la fase di transizione all’ampia indipendenza attuale. Ma nel 2009, colpito da alcune accuse di corruzione, è stato sconfitto duramente nel voto in favore di Inuit Ataqatigiit (“comunità inuit”), un partito favorevole alla separazione e di orientamento socialista.
Il vero tema di queste elezioni è stato quello dello sfruttamento delle grandi riserve naturali in territorio groenlandese: petrolio, oro, ferro, uranio (su cui però c’è un divieto di estrazione) e soprattutto terre rare, minerali indispensabili per la produzione di molti oggetti tecnologici come smartphone o superconduttori. Il problema è che le terre rare mettono la Groenlandia sotto gli occhi di molti paesi stranieri e delle loro grandi società di estrazione straniere: quelle di cui si discute di più sono quelle cinesi, anche per le attenzioni non molto benevole e le pressioni sulla Groenlandia dei paesi europei.
Finora però queste pressioni non hanno avuto molto successo. Dopo molti anni in cui la Groenlandia è dipesa economicamente dalla pesca e dai sussidi della Danimarca – che tuttora fornisce metà dei soldi della spesa pubblica del governo locale – la tentazione di rendersi pienamente autonomi grazie ai proventi minerari deve essere alta. Poche settimane fa, il parlamento uscente della Groenlandia ha approvato una legge che facilita i permessi per le società minerarie straniere, ma soprattutto che permette loro di usare lavoratori stranieri a condizioni molto competitive rispetto ai locali.
L’aspetto che riguarda l’immigrazione (che deve ancora passare per l’approvazione del parlamento danese) è uno di quelli più discussi: il possibile arrivo di qualche centinaia di lavoratori stranieri pone problemi a una società molto chiusa e legata alle tradizioni locali. Oltre a questo, altre questioni di grande importanza per l’elettorato groenlandese sono le quote assegnate al paese per la pesca e il mercato delle pelli di foca. Tutti gli insediamenti abitati della Groenlandia si trovano sulla costa, quasi tutti a ovest (la costa più vicina al Canada), con la parte nordorientale completamente spopolata e occupata da un parco nazionale.
Siumut ha ottenuto il 43 per cento dei voti, un buon 16 per cento in più del 2009, che gli danno 14 seggi su 31 e l’alta probabilità di riuscire a formare un governo di coalizione con uno degli altri quattro partiti che hanno ottenuto seggi in parlamento (Inuit Ataqatigiit ne ha ottenuti 11, perdendone 3 rispetto al 2009). Il partito vincitore ha detto in campagna elettorale che il governo uscente è stato troppo permissivo riguardo alle società minerarie straniere con la nuova legge. Il suo leader Aleqa Hammond, 47 anni, ha detto che rivedrà le leggi sul lavoro straniero.
La Groenlandia è l’isola più grande del mondo (l’Australia è più grande ma è considerata un continente). Su 2,1 milioni di chilometri quadrati, sette volte la superficie totale dell’Italia, 1,8 milioni sono coperti permanentemente dal ghiaccio: uno strato spesso circa tre chilometri, che contiene più o meno il dieci per cento delle riserve di acqua dolce del mondo.