Bergoglio da qui in poi
Qualunque sia il suo passato, scrive Adriano Sofri, non esclude di per sé la possibilità di "un pontificato degno e anche mirabile"
Le cose hanno due facce, anche l’elezione del Papa. Lo scrive Adriano Sofri su Repubblica, riprendendo il tema molto discusso negli ultimi due giorni sul presunto coinvolgimento di Jorge Mario Bargoglio nei crimini commessi dalla dittatura argentina, che durò dal 1976 al 1983. C’è una faccia bella, affabile e piena di speranza, quella che ha fatto festeggiare per avere un nuovo papa che si preoccupa dei poveri e che lava i piedi ai malati di AIDS. Poi c’è la faccia triste, quella degli argentini che credono fondate le accuse di vicinanza di Bergoglio con la giunta militare di Videla, Massera e Agosti. Sofri si chiede se, qualunque sia questo passato, esso possa chiudere la strada a un pontificato degno e anche mirabile. E la sua risposta è no.
Le cose hanno due facce.
Almeno due. La prima è bella, affabile e piena di speranza. Loro il papa straniero l’hanno trovato. Straniero, benché non tanto. A Buenos Aires, mi pare, gli italiani li chiamano “tanos”, che è l’abbreviazione di “napolitanos”, ma ci fu un lungo tempo in cui arrivarono soprattutto dal Piemonte e dal Veneto. Il Piemonte di quelli che stanno in fondo alla campagna, e hanno visto Genova e il mare solo per salpare alla volta della fine del mondo.Da lì all’Argentina partirono soprattutto i salesiani di don Bosco — lui no, lui prese la nave una sola volta, per Civitavecchia, ed ebbe un tal mal di mare da rinunciarci per sempre. Ci si aspetta un salesiano, dall’Argentina, e invece arriva un gesuita e prende il nome di Francesco. Gesuiti e francescani furono diversi come il chiodo e il nodo, gli uni per la guerra, per le paci gli altri. “Quasi” dalla fine del mondo, ha detto: a Ushuaia, che si vanta del titolo ed è diventata una meta da pensionati croceristi, lo slogan suonava fatale sull’insegna di una cabina telefonica. “Locutorio del fin del mundo”.
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foto: LaPresse