C’era vita su Marte?
Grazie a Curiosity, la NASA ha confermato che un tempo sul pianeta c'erano le condizioni per lo sviluppo di microorganismi, ma ci sono ancora grandi cautele
Martedì 12 marzo a Pasadena, California, la NASA ha dato gli ultimi aggiornamenti sulla missione di Curiosity, il robot automatico (rover) che ha raggiunto l’estate scorsa Marte per studiarne le caratteristiche e analizzarne il suolo. E proprio grazie alla recente analisi di un campione di roccia raccolto dal rover, i ricercatori della NASA sono arrivati alla conclusione che in tempi remoti Marte avesse probabilmente ospitato qualche forma di vita, sotto forma di microorganismi.
Curiosity è dotato di una serie di strumenti per perforare le rocce, raccogliere campioni delle polveri prodotte durante le perforazioni e analizzarne la composizione. Questo procedimento ha consentito di rilevare la presenza di alcuni elementi come zolfo, azoto, idrogeno, ossigeno, fosforo e carbonio, di solito necessari per consentire lo sviluppo di forme di vita per come le conosciamo. Sulla base di questi risultati, Michael Meyer, il responsabile scientifico della missione di Curiosity, ha spiegato che: «Una domanda fondamentale per la nostra impresa è scoprire se Marte avesse un clima compatibile con lo sviluppo di forme di vita. Per quando ne sappiamo ora, la risposta è sì».
I dati sulla composizione del suolo sono stati ottenuti grazie agli strumenti SAM (Sample Analysis at Mars) e CheMin (Chemistry and Mineralogy) di Curiosity. Le informazioni fino a ora raccolte hanno consentito ai ricercatori di ricostruire anche quali fossero un tempo le caratteristiche del punto in cui si trova oggi il rover, il cratere Gale, che si trova lungo la fascia equatoriale del pianeta. La zona era la parte finale di un antico sistema fluviale, o di un lago che si formava stagionalmente, dove si sarebbero probabilmente verificate condizioni favorevoli per la vita di alcuni microrganismi.
Il campione raccolto, hanno spiegato i ricercatori della NASA, è formato per almeno un quinto da minerali argillosi, prodotti dalla combinazione di acqua con minerali magmatici (il prodotto dell’attività dei vulcani) come l’olivina. La reazione si sarebbe verificata durante il trasporto dei sedimenti. Gli scienziati non si aspettavano di trovare un simile mix di componenti chimici ossidati, meno ossidati e per nulla ossidati, condizione che sulla Terra si è rivelata favorevole per la formazione della vita.
Nelle prossime settimane Curiosity analizzerà un altro campione di roccia per confermare i dati fino a ora studiati dai ricercatori, che continuano a essere molto cauti nel dare annunci definitivi sulla presenza di tracce di forme di vita su Marte. In seguito a un’intervista e a qualche fraintendimento, a fine novembre 2012 uno dei responsabili della missione spaziale aveva ammesso di avere per le mani “una scoperta storica” legata al pianeta, ma non aveva fornito altri dettagli rimandando a una successiva conferenza. In seguito alle molte voci circolate nei giorni seguenti, la NASA fu costretta a diffondere un comunicato ufficiale per smentire che Curiosity avesse fatto una scoperta “da libri di storia”. Nei primi giorni di dicembre in una conferenza furono annunciati i primi risultati ottenuti dai sistemi di analisi del suolo marziano montati sul rover.
Curiosity è a oggi la missione più ambiziosa della NASA su Marte. Il rover ha raggiunto il pianeta con il compito di studiarne il suolo e l’atmosfera, raccogliendo campioni e dati per scoprire se effettivamente un tempo il pianeta avesse ospitato qualche forma di vita. Curiosity, che è quasi grande quanto un’utilitaria, è dotato di sei ruote e si può muovere e spostare. Terminata un’altra lunga serie di test e rilevazioni, il rover inizierà un importante e lungo viaggio verso un rilievo nella parte centrale del cratere Gale. Analizzando in quel punto nuovi campioni di suolo, i ricercatori confidano di ottenere nuove informazioni su Marte e su chi, forse, lo abitava.