Le isole Falkland rimarranno britanniche
Ma al referendum di sabato e domenica hanno votato solo gli abitanti con passaporto britannico, e l'esito era scontato
Sabato 9 e domenica 10 marzo, 1517 abitanti delle isole Falkland/Malvinas hanno votato per un referendum che chiedeva: “Volete che le Isole Falkland mantengano il proprio status di Territorio d’Oltremare del Regno Unito?”. Il risultato – talmente scontato alla vigilia da spingere Ladbrokers, la principale agenzia di scommesse britannica, a non accettare giocate – è stato un sì quasi unanime: solo 3 voti contrari, più un voto che si è “disperso” nella conta finale.
La sovranità delle isole, che si trovano a circa 500 chilometri al largo delle coste della Patagonia, è da trent’anni motivo di scontro tra Argentina e Regno Unito. Nel 1982, l’allora governo militare argentino cercò di riconquistarle dal dominio britannico, che vige ufficialmente dal 1833. La guerra durò poco più di due mesi e fu vinta dal Regno Unito. Oggi sulle isole vivono 2563 persone, che provengono da oltre 60 paesi diversi: tuttavia, gli unici che hanno potuto votare per il referendum sono stati solo quelli con passaporto britannico e che vivono sull’isola da almeno 7 anni. Se si aggiunge che gli abitanti delle Falkland/Malvinas non pagano le tasse britanniche, era ampiamente prevedibile che il risultato fosse così ampio in favore del Sì.
Gli ispettori internazionali e l’organizzazione canadese incaricata di vigilare sulle elezioni hanno confermato che non ci sono state irregolarità durante il voto. La presidente dell’Argentina, Cristina Kirchner, ha dichiarato che il suo paese non riconosce il risultato del referendum perché, a suo dire, non avrebbe validità legale. Il governo argentino sostiene infatti che alcune risoluzioni delle Nazioni Unite obbligherebbero il Regno Unito a risolvere questo tipo di problemi in modo bilaterale, con un accordo tra i due paesi, e non con il sistema del referendum.
foto: TONY CHATER/AFP/Getty Images