La Cina taglia i ministeri
Sono stati eliminati il ministero delle ferrovie e quello della famiglia, molti altri enti sono stati accorpati: il fine è la lotta alla corruzione e alla burocrazia
In Cina è stato rivelato oggi un piano di riforma del governo che prevede la scomparsa di diversi ministeri e la razionalizzazione di molti altri enti statali. Il ministero delle Ferrovie scomparirà e sarà assorbito dal ministero dei Trasporti, così come la Commissione per la pianificazione familiare (che ha promosso la famosa politica del figlio unico) sarà assorbita dal ministero della Salute.
Questi cambiamenti fanno parte dello sforzo che, almeno a parole, da diverso tempo i leader del partito comunista cinese stanno compiendo per combattere la corruzione e gli sprechi della burocrazia. Il premier uscente Wen Jiabao, nel discorso all’Assemblea nazionale del popolo – una delle riunioni più importanti del paese – ha promesso tra le altre cose anche un aumento della lotta alla corruzione.
Ma Kai, il segretario della Conferenza politica consultiva del popolo cinese – l’altro organo che si riunisce in questi giorni – ha dichiarato che finora non sono stati combattuti abbastanza «i comportamenti contrari ai doveri di ufficio e l’utilizzo delle posizioni pubbliche per ottenere guadagni personali». Ma ha aggiunto che la sovrapposizione di compiti tra vari ministeri ha spesso portato un fenomeno di “scarica barile” tra i funzionari del paese.
Il ministero delle Ferrovie è uno degli esempi dei comportamenti criticati dai leader cinesi e negli ultimi anni è stato colpito da numerosi scandali. L’ex ministro, Liu Zhijun, è stato cacciato nel 2011 e ora deve affrontare diverse accuse di corruzione. Tra gli altri enti che saranno unificati ci sono diverse agenzie marittime e i due regolatori dei mezzi di comunicazione di massa: l’Amministrazione generale della stampa e l’Amministrazione statale della radio, dei film e della televisione.
A questi gesti pratici per combattere gli sprechi della burocrazia, i leader cinesi hanno affiancato anche alcuni gesti simbolici. Da poche settimane sono state vietate sulle radio e le televisioni di stato tutte le pubblicità di beni e prodotti di lusso. Si è trattato dell’ultima mossa di una lunga serie cominciata qualche mese fa e portata avanti dalla nuova leadership cinese, guidata da Xi Jinping – eletto a novembre segretario del partito comunista cinese e destinato in questi giorni a diventare presidente della Cina. L’obbiettivo è dare ai nuovi leader della Cina e a tutta la struttura del partito comunista una nuova immagine: più vicini alla gente, moralmente corretti e meno indulgenti con i ricchi – che siano privati o funzionari del governo.