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  • Domenica 10 marzo 2013

Che aria tira sul Conclave

Da martedì pomeriggio i 115 cardinali elettori si riuniranno per scegliere il nuovo Papa: chi sono i favoriti e perché questa elezione è particolarmente incerta

VATICAN CITY, VATICAN - MARCH 09: (EDITORS NOTE: A fisheye lens was used to create this image.) The Sistine Chapel is cordon off as preparations begin before the papal conclave on March 9, 2013 in Vatican City, Vatican. Cardinals are set to enter the conclave to elect a successor to Pope Benedict XVI after he became the first pope in 600 years to resign from the role. The conclave is scheduled to start on March 12 inside the Sistine Chapel and will be attended by 115 cardinals as they vote to select the 266th Pope of the Catholic Church. (Photo by Franco Origlia/Getty Images)
VATICAN CITY, VATICAN - MARCH 09: (EDITORS NOTE: A fisheye lens was used to create this image.) The Sistine Chapel is cordon off as preparations begin before the papal conclave on March 9, 2013 in Vatican City, Vatican. Cardinals are set to enter the conclave to elect a successor to Pope Benedict XVI after he became the first pope in 600 years to resign from the role. The conclave is scheduled to start on March 12 inside the Sistine Chapel and will be attended by 115 cardinals as they vote to select the 266th Pope of the Catholic Church. (Photo by Franco Origlia/Getty Images)

Martedì 12 marzo 2013 inizierà il Conclave, con i 115 cardinali elettori riuniti a porte chiuse nella Cappella Sistina per eleggere il successore di Benedetto XVI: dalle ore 20 del 28 febbraio scorso, Joseph Ratzinger non è già più il Papa della Chiesa Cattolica. Proprio Benedetto XVI, nel 2007, cambiò la regola elettorale e stabilì, con lo scopo di evitare divisioni, che il quorum fosse fissato a due terzi dei votanti anche dopo il trentaquattresimo scrutinio: per diventare Papa serviranno quindi 77 voti.

Per diversi motivi, questo Conclave è particolarmente incerto e mette in difficoltà gli esperti di cose vaticane. I cardinali si riuniscono dopo un gesto storicamente rarissimo, le dimissioni di un Papa, e in un periodo molto delicato per la Chiesa e per il Vaticano, attraversati negli ultimi anni da diversi scandali in molte parti del mondo.

La votazione
Durante le votazioni, ogni cardinale compila in segreto la scheda, la piega a metà e, tenendola sollevata, va verso l’altare: a quel punto pronuncia il giuramento e mette la scheda sopra un piatto, facendola poi scivolare in un’urna. Gli scrutatori dell’elezione sono tre: il primo apre la scheda e legge il nome che c’è scritto, il secondo fa lo stesso, il terzo fa dei buchi sulla scheda, con un ago, sulla parola “eligo” e le lega insieme con un filo. Dopo ogni votazione, tutte le schede vengono bruciate: se uno dei “papabili” ha raggiunto il numero di voti necessari per l’elezione, dal comignolo della Cappella Sistina esce una fumata bianca e il suono delle campane indica che il nuovo Papa è stato scelto. La prassi vuole che i fedeli attendano la fumata, nera o bianca che sia, alle 12 e alle 19. Martedì ci sarà una sola votazione, mentre da mercoledì ci saranno due scrutini ogni mattina (10.30-11) e due scrutini al pomeriggio (17.30-18).

I papabili, letteralmente
In questi giorni, sia sui giornali nazionali, sia su quelli internazionali, sono stati fatti i nomi dei cardinali che avrebbero maggiori possibilità di essere eletti. C’è un tratto comune, tra le varie testate: oltre ai singoli nomi, viene indicata l’importanza di alcuni gruppi di cardinali come blocchi fondamentali per l’elezione. Si tratta, in un certo senso, di una novità, dato che nelle elezioni più recenti – dopo che, storicamente, c’erano sempre stati gruppi di cardinali vicini in primo luogo alle grandi monarchie europee – il principale gruppo in grado di fare una certa “pressione” sull’elezione era solo quello della Curia romana. L’elenco completo dei cardinali di questo Conclave è visibile in questa infografica della Stampa.

Uno dei gruppi più citati, per esempio, è quello degli undici cardinali statunitensi: all’interno di questo gruppo, scrive il Corriere della Sera, ci sono tre “papabili”: si tratta di Donald William Wuerl, Timothy Michael Dolan e Seán Patrick O’Malley. In alcune interviste, ognuno di loro ha sottolineato la difficoltà di eleggere un papa statunitense, ma tutti hanno invece detto che potrebbe essere la volta di un papa sudamericano. È probabile che il nuovo papa sarà eletto sulla base di un consenso preventivo da parte di questi elettori, il cui “peso” va oltre il numero limitato; sarà comunque molto difficile che venga scelto, al contrario, un candidato non appoggiato dagli statunitensi.

L’altro gruppo che potrà avere un peso nella scelta del Papa è quello della Curia romana, cioè delle autorità che costituiscono l’apparato amministrativo della Santa Sede, il governo della Chiesa. Tra questi ci sono diversi esponenti italiani che, sempre secondo le ricostruzioni di questi giorni, preferirebbero un papa d’«oltre Oceano»: il nome principale è quello del cardinale brasiliano Odilo Pedro Scherer, 63 anni, arcivescovo di San Paolo.

Bisogna poi considerare una regola non scritta, ma quasi sempre praticata nell’elezione del Papa: se il Papa è straniero, è molto probabile che il Segretario di Stato sia italiano. In tal caso, il nome che circola di più è quello del cardinale Ferdinando Filoni, che ha l’appoggio del decano del Collegio Cardinalizio Angelo Sodano e del Segretario di Stato Tarcisio Bertone.

Tra i favoriti all’elezione di Pontefice ci sono anche altri due cardinali, il cui nome è circolato subito dopo l’annuncio delle dimissioni di Joseph Ratzinger: il canadese Marc Ouellet e l’italiano Angelo Scola. Entrambi avrebbero l’appoggio dei cardinali statunitensi, in ogni caso. In quota minore, invece, l’austriaco Christoph Schönborn e l’ungherese Péter Erdö, che hanno comunque un buon gradimento tra i 60 cardinali provenienti dall’Europa (quelli provenienti dall’Africa sono 11 e 33 quelli tra Stati Uniti e America del Sud).

Italiani
Sono 35 anni che non viene eletto un Papa italiano: l’ultimo fu Giovanni Paolo I. Tra i tre “papabili” italiani – Angelo Scola, Angelo Bagnasco, Gianfranco Ravasi – è Scola, 71 anni e arcivescovo di Milano dal 2011, ad avere più possibilità. Tutti e tre, secondo quanto riportano i giornali, non sono particolarmente ben visti dalla Curia. Proprio questo aspetto, d’altra parte, potrebbe invece favorirli presso gli elettori statunitensi e larga parte di quelli europei, come segno di rottura con le ultime vicende e gli scandali che hanno coinvolto le autorità della Chiesa. In tutto, i cardinali italiani del Conclave sono 28.

La situazione è molto diversa rispetto al 2005: ieri, il cardinale francese André Vingt-Trois ha detto che i “papabili” sono oramai una mezza dozzina, dopo gli incontri nelle congregazioni generali dell’ultima settimana. Nell’ultima elezione, invece, Joseph Ratzinger era dato per favorito già prima che iniziasse il Conclave, con una “quota di partenza” ufficiosa di 50 voti. Questa situazione rende incerta anche la durata del Conclave: molto probabilmente, con il passare dei giorni, aumenteranno anche le sorprese. Dopo l’elezione, ha spiegato padre Federico Lombardi, portavoce della sala stampa vaticana, passeranno circa 40 minuti in cui ci sarà l’accettazione dell’eletto e la dichiarazione di ubbidienza e fedeltà da parte dei cardinali. Poi, il nuovo Papa si affaccerà dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro per il primo saluto ai fedeli.

Foto: Franco Origlia/Getty Images