Fitch ha declassato i titoli di stato italiani
A BBB+, con prospettive negative: la causa sono le elezioni inconcludenti e la recessione che continuerà anche l'anno prossimo
L’agenzia di rating Fitch ha comunicato ieri sera, poco dopo la chiusura della borsa italiana, di aver abbassato il rating sui titoli di stato italiani a BBB+ con outlook negativo (cioè considerando probabile un ulteriore peggioramento della situazione). Ora il debito italiano, secondo Fitch, ha un rating pari a quello del Kazakistan, della Thailandia e dell’Irlanda. Fitch aveva declassato il debito italiano l’ultima volta nel gennaio 2012.
La causa principale della decisione, scrive Fitch nelle sue motivazioni, è il risultato inconcludente delle elezioni: l’incertezza politica renderà più difficile intraprendere le riforme politiche necessarie. «Un governo debole – scrive Fitch – può essere più lento e meno abile a rispondere a uno shock economico domestico o esterno». Conta anche la recessione, che viene descritta come una delle più profonde d’Europa. Fitch prevede che nel corso del 2013 il rapporto debito PIL arriverà al 130%, mentre il PIL si contrarrà dell’1,8%.
Il ministero dell’Economia italiano ha pubblicato ieri un comunicato in risposta all’agenzia per spiegare come in realtà l’Italia rimanga un paese stabile. In passato, i precedenti declassamenti non hanno provocato grossi effetti sui mercati. Come si dice in gergo, le agenzie di rating sono spesso “dietro la curva”, cioè arrivano dopo che i mercati hanno già scontato i loro giudizi. In questo caso, il giudizio di Fitch sull’ingovernabilità dell’Italia è arrivato due settimane dopo le elezioni: nel frattempo, lo spread si era già alzato per i timori sull’ingovernabilità ed era poi tornato ad abbassarsi nuovamente (ieri ha chiuso stabile a 307 punti base).