Carlos Menem è stato condannato per traffico di armi
Il presidente dell'Argentina dal 1989 al 1999, secondo i giudici, esportò armi dell'esercito in Ecuador e in Croazia, mentre i due paesi erano sotto embargo
L’ex presidente dell’Argentina Carlos Menem, 82 anni, è stato condannato da una corte d’appello di Buenos Aires per aver venduto illegalmente armi alla Croazia e all’Ecuador durante il suo periodo in carica. Menem fu presidente dal 1989 al 1999. Gli avvocati hanno annunciato che faranno appello contro la sentenza. Menem, che oggi è un senatore e quindi non può essere arrestato, rischia da 4 a 12 anni di carcere che potrebbe cominciare a scontare dall’anno prossimo, quando scadrà il suo mandato. Nel 2011, il tribunale di primo grado lo aveva assolto per le stesse accuse.
Le accuse a Menem si riferiscono a diverse spedizioni di armi dell’esercito argentino che avvennero nei primi anni ’90. Sette spedizioni, tra il 1991 e il 1995, vennero inviate in Croazia che all’epoca, come buona parte della penisola balcanica, si trovava sotto l’embargo delle Nazioni Unite a causa della guerra civile in corso. Tre carichi più piccoli, spediti per via aerea, vennero inviati nel febbraio del 1995 in Ecuador, che all’epoca si trovava in guerra contro il Perù. L’Argentina era uno dei paesi impegnati come intermediari e garanti dei negoziati di pace tra i due paesi, quindi non avrebbe potuto vendere armi ai belligeranti. Menem ha sempre negato tutte le accuse, sostenendo di non aver mai saputo la destinazione delle armi e immaginando fossero dirette a Panama e in Venezuela.
Queste sono solo alcune della accuse che ha subito Menem nel corso dei suoi due mandati. Dall’agosto del 2008, Menem è indagato anche per la strage di Rio Tercero, un caso collegato a quello delle spedizioni di armi. Il 3 novembre del 1995 esplose una fabbrica di munizioni nella cittadina di Rio Tercero (nella provincia di Córdoba, nel centro-nord del paese) uccidendo 7 persone e ferendone 300. Le indagini rivelarono che l’esplosione era stata pianificata e secondo i magistrati l’impianto venne distrutto proprio per nascondere l’equipaggiamento militare che mancava dai magazzini perché venduto ad Ecuador e Croazia.
Menem è stato anche rinviato a giudizio con l’accusa di aver depistato le indagini sull’attentato alla comunità ebraica di Buenos Aires del 1994, in cui morirono 85 persone e ne furono ferite 300. Menem è accusato di aver nascosto le prove che collegavano l’attentato agli Hezbollah libanesi e all’Iran. Non c’è ancora una data per l’inizio del processo, ma in questi giorni il parlamento argentino ha votato la formazione di una commissione d’inchiesta sull’attentato in collaborazione con funzionari iraniani.
Menem venne eletto per la prima volta nel 1989, durante uno dei numerosi periodi di crisi economica e iper-inflazione che l’Argentina ha vissuto nell’ultimo secolo. Da giovane era stato un seguace del presidente Juan Domingo Perón e fu per qualche anno governatore della provincia de La Rioja. Dopo il colpo di stato militare venne imprigionato, per poi tornare in politica alla caduta del regime. Durante il suo mandato portò avanti numerosi tagli al budget militare e grandi privatizzazioni. Dopo aver saltato le elezioni del 1999, si ripresentò nel 2003 e perse contro Nestor Kirchner, all’epoca marito dell’attuale presidente dell’Argentina, Cristina Kirchner.