Come hanno votato atei e credenti
Un'indagine di IPSOS sui voti di ciascun partito in base alla fede religiosa: chi avrebbe vinto se fossimo un paese di atei (o un paese di fedeli fedeli fedeli)
Ad alcuni giorni dai risultati elettorali delle politiche, l’istituto di ricerca e sondaggi IPSOS ha diffuso un’analisi del voto basata sulla vicinanza o meno degli elettori alla religione cattolica, cercando di capire quali variazioni possa causare la religione per quanto riguarda le elezioni. La società ha diviso il proprio campione statistico in base a tre dati raccolti durante i propri sondaggi: credo in una religione, partecipazione alle funzioni religiose e partecipazione alle attività delle parrocchie.
Sulla base di queste informazioni, IPSOS ha diviso il proprio campione statistico in sei diversi segmenti:
– praticanti impegnati: fedeli cattolici che vanno a messa ogni settimana e si impegnano nelle attività parrocchiali;
– assidui: fedeli cattolici che vanno tutte le settimane a messa ma si tengono lontani dalle attività parrocchiali, oppure che vanno non di frequente a messa, ma partecipano con più assiduità alle iniziative della parrocchia;
– saltuari: fedeli cattolici che vanno meno di due volte al mese a messa e non si impegnano in attività parrocchiali;
– non praticanti: cattolici che non vanno a messa né fanno attività parrocchiale;
– non credenti: dicono di non credere ad alcuna religione;
– altri: credenti in culti religiosi diverso da quello cattolico.
I sei segmenti del campione di IPSOS sono variati sensibilmente dal 2008, anno delle precedenti politiche, ai giorni nostri. Gli impegnati, per esempio, sono passati dall’11,4 al 13,5 per cento, mentre gli assidui sono diminuiti di quasi il 4 per cento arrivando al 18,8. I saltuari sono passati dal 40,6 per cento del 2008 al 37,2 per cento dei giorni nostri, mentre i non credenti sono aumentati del 5,4 per cento e sono oggi il 16,8 per cento.
IPSOS ha analizzato il voto e usato i propri sondaggi per ipotizzare come sarebbero andate le cose se avesse votato solo uno dei sei segmenti alle politiche. Se avessero votato solo gli impegnati il centrodestra avrebbe vinto, prendendo circa il 4 per cento in più rispetto al suo risultato effettivo, mentre il centrosinistra avrebbe perso un paio di punti. Il Movimento 5 Stelle avrebbe preso sette punti in meno, arrivando al 18,6 per cento. Monti avrebbe preso oltre il 4 per cento in più. Se avessero votato solo i non credenti, il Partito Democratico avrebbe preso il 30 per cento invece del 25,4 e il PDL si sarebbe fermato al 13,7 per cento, ben lontano dal 21,6 ottenuto domenica e lunedì scorsi. Il Movimento 5 Stelle avrebbe ottenuto il 30,7 per cento, molto di più del 25,5 per cento.
Per comprendere meglio i dati, che potete vedere nelle tabelle qui sopra con tutti i dettagli, IPSOS ha anche fatto una stima sulla distribuzione dei sei segmenti tra i vari partiti. Il PD ha in maggioranza saltuari (36 per cento), mentre ha il 12 per cento di non praticanti e circa un quinto di non credenti. Anche nel PDL la percentuale più alta è nei saltuari ed è pari al 39 per cento, mentre i non credenti sono l’11 per cento. La Lega Nord ha il 40 per cento di saltuari e percentuali molto alte tra impegnati e assidui, mentre per quanto riguarda i credenti in altre religioni ha la percentuale più bassa rispetto agli altri partiti: 1 per cento. Nel M5S ci sono il 38 per cento di saltuari e il 21 per cento di non credenti. Scelta Civica di Monti ha il 43 per cento tra impegnati e assidui, mentre la percentuale di non praticanti è molto bassa intorno all’8 per cento. Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia ha il 40 per cento di non credenti, e solo l’11 per cento di impegnati (un punto percentuale meno del PD).
foto: laPresse