Il tetto agli stipendi dei manager in Svizzera
Lo hanno approvato con grande maggioranza i cittadini in un referendum, malgrado l'opposizione di tutte le maggiori forze politiche
Domenica 3 marzo i cittadini svizzeri hanno votato un referendum di iniziativa popolare per la regolamentazione delle cosiddette “retribuzioni abusive” dei manager: tutti i 26 cantoni della Svizzera hanno accettato la proposta con quasi il 70 per cento di “sì”, il terzo miglior risultato raccolto da un’iniziativa popolare dalla sua introduzione nel 1891. La proposta di legge – che era di natura costituzionale e per questo richiedeva non solo la maggioranza dei voti complessivi ma anche quella dei singoli cantoni – era stata promossa da Thomas Minder, 52 anni, piccolo imprenditore del Canton Sciaffusa e rappresentante indipendente dell’Unione Democratica di Centro (UDC) alla Camera alta del parlamento svizzero.
Il progetto impone modifiche al diritto degli azionisti, rafforzandone la posizione per cercare di frenare le retribuzioni eccessive dei manager, in un paese in cui dalla metà degli anni Novanta le differenze salariali hanno continuato a crescere aumentando anche l’indignazione dell’opinione pubblica. La proposta votata al referendum prevede che l’assemblea generale voti annualmente l’importo globale delle retribuzioni del consiglio di amministrazione (Cda), della direzione e dell’organo consultivo; che gli azionisti possano votare elettronicamente a distanza; che i membri dei vari organi non ricevano liquidazioni, altre indennità, retribuzioni anticipate, premi per acquisizioni e vendite di ditte e contratti supplementari di consulenza o di lavoro da parte di società del gruppo. L’ultimo punto della legge stabilisce le pene per l’infrazione delle nuove regole, che vanno dalla “detenzione fino a tre anni” alla “pena pecuniaria fino a sei retribuzioni annuali”.
Thomas Minder aveva iniziato la sua campagna contro i salari abusivi nel 2001, quando il fallimento della compagnia aerea Swissair aveva rischiato di rovinare la sua azienda di famiglia: l’allora presidente del consiglio d’amministrazione di Swissair, Mario Corti, aveva incassato in anticipo cinque salari annuali ed era rimasto in carica solo pochi mesi. Così ad ottobre del 2006 Minder cominciò a raccogliere firme per il referendum.
La proposta deve adesso essere tradotta in norme legislative dal parlamento ed è prevedibile che la maggioranza cercherà di modificarla e di presentare un testo alternativo. Al referendum si erano infatti opposti il governo, parte dell’opposizione, la confindustria locale (la Economiesuisse) e alcuni sindacati, preoccupati per le ricadute sull’economia svizzera, mentre l’iniziativa era stata sostenuta dal Partito Socialista, dai Verdi e dal Partito Evangelico. Secondo la stampa svizzera il plebiscito all’iniziativa Minder “è un avvertimento, se non una messa in guardia, lanciata all’élite economica e politica”.
Oltre al quesito sulle “retribuzioni abusive” domenica i cittadini svizzeri si sono espressi su altre due questioni: su una modifica della Costituzione Federale per dare migliori strumenti di intervento legislativo nel campo delle politiche familiari, che non è riuscita ad ottenere la doppia maggioranza di votanti e cantoni necessaria per una riforma costituzionale, e sulla modifica della legge federale sulla pianificazione del territorio, approvata dal 62,9 per cento dei votanti e da tutti i cantoni tranne il Vallese, che limita l’estensione delle zone edificabili e promuove l’uso di fonti di energia rinnovabili.
Nella foto: Thomas Minder (FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)