La lite tra Bob Woodward e l’amministrazione Obama
Il leggendario giornalista del Watergate ha detto di essere stato minacciato dalla Casa Bianca per un suo articolo (ma poi ha ritrattato)
di Davide Piacenza – @davide
Bob Woodward, il giornalista statunitense del caso Watergate (per cui vinse anche un premio Pulitzer) ha detto di aver subìto intimidazioni dalla Casa Bianca. Woodward ha raccontato di aver ricevuto “una velata minaccia” da un non meglio definito alto funzionario dell’amministrazione Obama.
Woodward, che è un personaggio leggendario nel giornalismo americano, sarebbe stato minacciato la settimana scorsa, dopo aver informato la Casa Bianca della prossima pubblicazione di un suo articolo riguardo il cosiddetto sequester, cioè il pacchetto di tagli orizzontali alle spesa federale previsto dal Budget Control Act – la legge dell’agosto 2011 che risolse, in extremis, la crisi del tetto di debito americano – che doveva fare da stimolo al Congresso perché approvasse una nuova legge e invece entrerà in vigore oggi, dopo essere stato rinviato nel gennaio scorso.
È prassi comune, in casi così delicati, che la Casa Bianca venga avvertita poco prima dell’uscita di un articolo “delicato” che la riguarda. Woodward ha detto che, al telefono, un importante funzionario della Casa Bianca – identificato poi da Buzzfeed con Gene Sperling, capo del consiglio economico nazionale – gli ha “gridato contro per mezz’ora” per poi inviargli un’email con scritto che “si sarebbe pentito” di aver scritto quell’articolo.
L’articolo in questione, pubblicato il 22 febbraio, sottolinea le responsabilità del presidente Obama e del suo staff nella creazione del sequester: Woodward sostiene che quel meccanismo sia stato ideato innanzitutto da Obama e non – come da quest’ultimo dichiarato a più riprese – del Congresso a maggioranza repubblicana, che pure approvò il Budget Control Act. Secondo Woodward l’idea di minacciare tagli alle spese per la difesa e per alcuni programmi del welfare (Medicare e Medicaid) è da imputare direttamente alla Casa Bianca: Jack Lew (allora direttore del budget, oggi prossimo ministro del Tesoro) e Rob Nabors (capo delle relazioni col Congresso del presidente) sarebbero stati gli ideatori del piano, che Obama stesso avrebbe deciso di proporre al leader della maggioranza democratica al Senato, Harry Reid. Se fosse vero cadrebbe una delle tesi maggiormente sostenute da Obama: “Il sequester non è qualcosa che ho proposto io”, disse il presidente a Romney nel dibattito presidenziale del 22 ottobre scorso.
Woodward chiude il suo articolo accusando Obama di voler “cambiare le carte in tavola” quando chiede l’alternativa al sequester fatta sia da tagli alla spesa che di nuove entrate, perché “non è l’accordo che ha voluto”. Un giovane e popolare collega di Woodward al Washington Post, Ezra Klein, lo ha contraddetto e ha sostenuto che fin dall’inizio della campagna elettorale, nell’estate 2011, i democratici fossero orientati a una riduzione del deficit attuata mediante l’innalzamento delle tasse e i tagli alla spesa. “Le carte, nella politica americana, non sono messe in tavola da accordi segreti tra i politici, ma dalle elezioni. E nelle elezioni del 2012 gli americani sono stati molto chiari riguardo a che carte mettere in tavola”, ha scritto Klein sul suo blog.
La storia ha da subito attratto i media americani – specie quelli meno vicini a Obama – e ha generato varie dichiarazioni nel partito repubblicano (che peraltro non ha mai avuto particolari simpatie per Woodward, dai giorni del Watergate). Steve Stockman, deputato repubblicano del Texas, ha detto che ormai «anche Bob Woodward accusa Obama di pazzia».
La Casa Bianca ha detto che Woodward ha volutamente esagerato i fatti. Giovedì Politico ha pubblicato in esclusiva lo scambio di email fra Woodward e Sperling, che pare effettivamente avere avuto toni piuttosto pacati. Lo stesso giorno, in un’intervista, Woodward ha parzialmente corretto il tiro dichiarando di non essersi sentito minacciato ma di avere “preoccupazioni riguardo a come l’amministrazione Obama gestisce le critiche”.
foto: Alex Wong/Getty Images for Meet the Press