Che cos’è Castel Gandolfo
Breve storia del posto in cui Ratzinger è arrivato oggi pomeriggio e dove passerà i primi mesi da ex Papa o "Papa emerito" (e chi ha preso più voti alle elezioni, lì?)
Alle 20 di oggi, giovedì 28 febbraio, Joseph Ratzinger cesserà di essere papa Benedetto XVI e diventerà l’ex-Papa, ovvero il “Papa emerito”. Nella sua ultima giornata in carica Ratzinger lascerà verso le 16.30 la Città del Vaticano, scortato dalla guardie svizzere, e poi andrà in elicottero a Castel Gandolfo. Qui, intorno alle 17.30, si affaccerà dal balcone del palazzo pontificio e saluterà per l’ultima volta i fedeli. Si prevede che il Papa resti per circa due mesi a Castel Gandolfo, una residenza di proprietà pontificia da circa quattrocento anni, prima di ritornare in un convento nella Città del Vaticano che dovrebbe essere la sua residenza definitiva.
Castel Gandolfo è il luogo in cui i papi passano tradizionalmente le ferie estive ed è uno degli ultimi resti dello Stato della Chiesa: l’unica altra residenza ufficiale fuori dal Vaticano è il Palazzo del Laterano, in piazza San Giovanni, a Roma. Prima dell’annessione di Roma al Regno d’Italia il papa abitava nel palazzo del Quirinale, dove ora c’è la residenza del presidente della Repubblica italiana.
Che cos’è
Le Ville Pontificie di Castel Gandolfo sono un insieme di palazzi e giardini su un’area molto vasta appartenente al Vaticano stesso: circa 55 ettari, cioè 0,55 chilometri quadrati, più della Città del Vaticano nel centro di Roma (che è grande solo 0,44 chilometri quadrati). È una delle più grandi zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia. Ne fanno parte il palazzo pontificio propriamente detto, tre ville storiche (Giardino del Moro, Villa Cybo e Villa Barberini), oltre a giardini, statue, fontane.
All’interno dei palazzi ci sono diverse opere d’arte e una biblioteca di circa 22 mila volumi; nell’ala settentrionale del palazzo principale c’è anche la Specola Vaticana, ovvero l’osservatorio astronomico pontificio, che fu spostato a Castel Gandolfo da Roma – si trovava dietro la basilica di San Pietro – negli anni Trenta, dato che le luci della città disturbavano troppo l’osservazione. È gestito dai gesuiti e ha tre telescopi (una ventina di anni fa è stato costruito un altro osservatorio astronomico vaticano in Arizona, il VATT o Telescopio Vaticano a Tecnologia Avanzata).
Una lunga storia
Castel Gandolfo (a volte scritto erroneamente Castelgandolfo) è un bellissimo comune di novemila abitanti sulle rive del lago Albano, a circa 25 chilometri dal centro di Roma, nella zona dei Castelli Romani (curiosità elettorale, visto che è il periodo giusto: il primo partito nel comune alle ultime politiche è stato il Movimento 5 Stelle con il 31 per cento, superando il PD di circa tre punti). Nella città si trova la grande area della residenza di proprietà dei papi, la più celebre al di fuori del Vaticano.
L’area di Castel Gandolfo, che ha al suo interno diverse ville e palazzi, ha una lunga storia che toglie un po’ di polvere a parecchi ricordi scolastici. Nell’area ci sono infatti i resti, scoperti solo negli anni Trenta, della grande residenza di campagna preferita dall’imperatore Domiziano, che regnò dall’81 al 96 dopo Cristo. Era un enorme insieme di costruzioni, su tre livelli scavati nel fianco di una collina, di cui facevano parte anche un circo, un santuario di Minerva e un teatro. Prima ancora, secondo alcuni, in quel luogo si trovava il centro della città di Albalonga: come sa chi si ricorda l’Eneide, è quella fondata da Ascanio, figlio di Enea, poi rasa al suolo dai romani nel settimo secolo avanti Cristo, nelle guerre dei re di Roma per il dominio sul Lazio (gli Orazi, protagonisti di un celebre dipinto di Jacques-Louis David, sfidarono i Curiazi di Albalonga).
Finito l’impero romano iniziò anche la decadenza della villa di Domiziano; in realtà, dopo di lui, gli altri imperatori non se ne servirono molto e gli preferirono altre residenze. Pochi anni dopo, ad esempio, Adriano fece costruire a una trentina di chilometri la sua bellissima villa di Tivoli. Nel corso del Medioevo, i marmi dell’ex residenza di Castel Gandolfo finirono un po’ dappertutto e furono usati anche nella costruzione del famoso duomo di Orvieto, nel XIII secolo.
Verso il 1200, nei pressi dell’antica villa imperiale romana si costruì il castello fortificato della famiglia genovese dei Gandolfi: Castrum Gandulphi, da cui prende il nome l’odierna Castel Gandolfo. La rocca era una fortezza quadrata posta al culmine della collina con alte mura merlate ed un piccolo cortile ancora esistente, circondata da un possente bastione che la rendeva pressoché inespugnabile. Dopo alcuni decenni, passò in proprietà dei Savelli che, con alterne vicende, la tennero per circa tre secoli.
Pochi anni dopo la costruzione del castello, intorno al 1221, i Gandolfi rinunciarono però alle terre sulle rive del lago Albano e queste entrarono in possesso di papa Onorio III, della famiglia Savelli. La famiglia Savelli mantenne castello e terreni per circa trecento anni con varie vicende (tra cui la distruzione del castello da parte delle truppe papali). Poi, alla fine del Cinquecento, si ritrovarono in gravi difficoltà economiche e con un debito di 150 mila scudi: lo stato pontificio tolse loro il feudo di Castel Gandolfo e altri terreni a pagamento del debito, che diventò definitivamente parte del patrimonio dei papi con un decreto del 27 maggio 1604.
Papi e poeti
Prima dell’acquisto di Castel Gandolfo, i papi soggiornavano a volte nelle ville dei dintorni di Roma delle grandi famiglie nobili della capitale (da cui spesso discendevano loro stessi). Ma Castel Gandolfo diventò presto la residenza preferita: il primo a soggiornarci fu papa Urbano VIII, che ai primi di maggio del 1626 partì da Roma con un corteo di centocinquanta persone a cavallo o in carrozza.
I papi fecero costruire ville e conventi nella grande area della loro residenza estiva. Ci furono pontefici che amarono particolarmente il luogo e ci soggiornarono a lungo e altri che non ci andarono quasi mai, lasciandola non utilizzata per decenni, anche perché molti pontefici nel corso dei secoli non si allontanarono mai dalla città di Roma. Sul sito ufficiale della Città del Vaticano c’è anche la lista completa dei soggiorni dei pontefici a Castel Gandolfo, dal 1626 a oggi.
Uno dei più assidui nelle visite a Castel Gandolfo fu papa Gregorio XIV (1831-1846), tanto che il grande poeta romano Giuseppe Gioacchino Belli gli dedicò un sonetto nel maggio del 1836, intitolato Er viaggio all’estro. Il sonetto dice, a proposito di un viaggio del Papa a Belluno: “è ssempre mejjo che de stà a Ccastello / a ppescacce le tinche p’er diggiuno”. Un paio d’anni prima il Belli aveva fatto un’altra allusione a Castel Gandolfo, dicendo che a Roma durava il sole finché non tornava il Papa: “La gran raggione, e vve ne do le prove, / ch’er ber tempo d’istate ancora dura, / è pperché er Papa sta in villeggiatura”.
Dopo l’annessione di Roma al Regno d’Italia, nel 1870, i papi rimasero chiusi nel Vaticano e non andarono a Castel Gandolfo per molti anni: precisamente dal maggio 1869, ultima visita di Pio IX, al 1929, quando furono firmati i Patti Lateranensi che concedevano alla residenza papale di Castel Gandolfo l’extraterritorialità.
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