La più grande compagnia aerea del mondo
Nascerà dalla fusione tra American Airlines e US Airways, annunciata oggi
Le compagnie aeree statunitensi American Airlines e US Airways hanno annunciato oggi un accordo per la loro fusione che porterà alla creazione della più grande compagnia aerea del mondo. La fusione è stata approvata all’unanimità mercoledì sera dai consigli di amministrazione di AMR Corporation, che possiede American Airlines, e di US Airways, ed è stata annunciata oggi. L’accordo dovrà comunque passare per l’approvazione dei responsabili dell’antitrust americana e dei giudici fallimentari di AMR.
AMR Corporation, infatti, ha dichiarato bancarotta a novembre 2011, e quasi subito sono iniziate le trattative per la fusione da parte di US Airways, una società di dimensioni più piccole e che dunque ha molto da guadagnare dall’accordo. Le due compagnie hanno annunciato che puntano a completare la complessa fusione tra le due strutture molto in fretta, entro la fine del 2013. Il valore complessivo della nuova società dovrebbe essere di circa 11 miliardi di dollari (8,2 mld di euro).
Gli attuali creditori e azionisti di AMR deterranno il 72 per cento della nuova società, mentre gli azionisti di US Airways avranno il restante 28 per cento. La nuova compagnia aerea manterrà il nome American Airlines e la sede principale a Fort Worth, in Texas, ma sarà gestita dall’attuale amministratore delegato di US Airways, Doug Parker, che da tempo sostiene la necessità di procedere a fusioni per consolidare il mercato aereo americano. Tra il 2007 e oggi, Parker ha tentato senza successo di comprare Delta e United Airlines (due volte).
L’amministratore delegato di AMR, Tom Horton, avrà la carica di presidente (non esecutivo, cioè senza prender parte alla gestione concreta della compagnia) fino alla prima assemblea degli azionisti della nuova società, che dovrebbe avvenire tra circa un anno. Le due società hanno detto che la fusione porterà a possibili risparmi fino a 1 miliardo di dollari l’anno.
American Airlines, dopo la fusione, avrà oltre 900 aerei, 3.200 voli giornalieri e circa 95 mila dipendenti, oltre a diverse altre compagnie aeree locali associate. Per numero di passeggeri trasportati, dovrebbe superare leggermente la concorrente United.
I problemi delle compagnie aeree
Con questa fusione, le principali compagnie aeree statunitensi saranno quattro: la nuova American Airlines, Delta, United Airlines e Southwest Airlines (solo le prime tre effettuano voli internazionali). Le quattro compagnie, insieme, controlleranno circa l’83 per cento del mercato aereo statunitense, considerato sulla base dei passeggeri trasportati.
Da molto tempo le compagnie aeree americane ed europee sono in un periodo di difficoltà. Le grandi compagnie “storiche” soffrono la competizione delle compagnie low-cost, che negli Stati Uniti gestiscono circa il 37 per cento dei voli nazionali. L’apertura del mercato alle low-cost si è concluso negli anni Novanta negli Stati Uniti e verso la fine del decennio anche nell’Unione Europea, attraverso un processo graduale durato circa dieci anni.
Negli ultimi tempi diverse compagnie storiche americane sono andate attraverso perdite pesantissime, strategie sbagliate, dispute sindacali e fallimenti (due nomi su tutti: Pan Am fallì a dicembre 1991 e TWA dieci anni dopo) e si stanno riprendendo solo in questo periodo attraverso una serie di fusioni e riorganizzazioni, oltre all’abbandono delle rotte meno produttive. Nel 2013, secondo gli analisti finanziari, tutte le 11 compagnie aeree statunitensi quotate in borsa chiuderanno in attivo, con il risultato migliore da molti anni e nonostante gli alti costi del carburante.
Venendo alle fusioni, negli Stati Uniti ci sono state grandi operazioni che hanno interessato 5 delle dieci maggiori compagnie aeree tra il 2005 e oggi: tra queste, le unioni tra United e Continental, quella tra Northwest e Delta e infine tra i due operatori regionali Southwest e AirTran. Anche in Europa ci sono state operazioni simili: Air France si è unita a KLM, così come British Airways e Iberia.
Ma negli Stati Uniti e nell’Unione Europea l’ingresso delle compagnie low cost ha avuto conseguenze notevoli anche per i clienti: il prezzo medio dei biglietti si è abbassato sensibilmente – il 15 per cento dal 2000 a oggi sui voli nazionali, secondo il governo americano – e il numero complessivo dei passeggeri è aumentato, anche se spesso a beneficio delle compagnie a basso prezzo: negli Stati Uniti, ad esempio, nel 2012 ci sono stati circa 736 milioni di passeggeri, quasi 250 milioni in più rispetto a vent’anni prima. Per dare un’idea dell’impatto delle low cost sul mercato italiano, nel 1997 Alitalia trasportava circa il 48 per cento dei passeggeri italiani, mentre nel 2007 ne trasportava solamente il 23 per cento.
Foto: AP Photo/The Arizona Republic,Tom Tinkle, File