Formigoni accusato di associazione a delinquere e corruzione
Il Corriere fa il punto sulle indagini della procura di Milano, appena concluse: si va verso il rinvio a giudizio del quasi ex presidente della Regione
Martedì 12 febbraio, la procura di Milano ha terminato le indagini sulla fondazione Maugeri che riguarda 17 persone, tra cui il presidente uscente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, accusato di associazione a delinquere e di corruzione. Secondo i pubblici ministeri, spiegano sul Corriere della Sera di mercoledì 13 febbraio Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella, Formigoni avrebbe beneficiato di “utilità” per circa 8 milioni di euro in cambio di appoggi per la fondazione sanitaria privata Maugeri, dal 1997 al 2011.
Dentro la Regione Lombardia c’è «una associazione a delinquere» promossa e formata dal presidente Roberto Formigoni, dal suo potente segretario generale Nicola Sanese e dal direttore generale della Sanità, Carlo Lucchina, che, in tandem con i mediatori d’affari di area ciellina Pierangelo Daccò e Antonio Simone, e d’intesa con gli ex vertici delle Fondazioni sanitarie private Maugeri e San Raffaele, dal 1997 al 2011 ha garantito, a fronte di appropriazioni indebite per 73 milioni (Maugeri) e 9 milioni (San Raffaele) — di cui 8 andati a beneficiare direttamente Formigoni — «una protezione globale» finalizzata a «provvedimenti regionali di favore che hanno riconosciuto indebiti vantaggi» nell’erogazione di 200 milioni di euro pubblici alla Maugeri e di oltre 400 milioni al San Raffaele. È la conclusione che la Procura di Milano trae ieri nell’avviso di conclusione delle indagini che prelude, dopo 20 giorni, alla richiesta di rinvio a giudizio per 17 incriminati. «Confermo che nessun euro di denaro pubblico è stato sperperato, la Regione esce da questa indagine come del tutto corretta e anzi con lo stigma dell’efficienza», ritiene Formigoni, che ironizza: «Che cosa non si fa per cercare di coprire lo scandalo Mps che rischia di travolgere la sinistra? M’è andata bene, pensavo mi accusassero anche di strage».
Ma per quanto possa apparire paradossale, il colpo più duro a Formigoni ieri non arriva dalla decisione dei pm Pedio-Pastore-Ruta, che pareva destinata a slittare dopo il voto, ma è assestato dalla scelta della nuova gestione della Fondazione Maugeri di smarcarsi dalle attività dei vecchi amministratori e dunque patteggiare tutte le imputazioni: compresa proprio la corruzione di Formigoni, mettendo a disposizione della Procura, come «profitto di reato», una serie di immobili per alcuni milioni.
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