Una vita da Paul Gascoigne
Uno dei calciatori più talentuosi degli ultimi vent'anni da domenica è di nuovo ricoverato: le foto e la sua storia, molto movimentata
di Francesco Marinelli – @frankmarinelli
Martedì 5 febbraio l’ex calciatore inglese Paul Gascoigne è stato ricoverato per dipendenza da alcol in una clinica di Cottonwood, in Arizona, negli Stati Uniti. Domenica 10, a causa del programma intensivo di disintossicazione, Paul Gascoigne ha avuto una crisi cardiocircolatoria e per questo è stato trasferito in un ospedale di Tucson, dove da allora è ricoverato in terapia intensiva. Paul Gascoigne è stato uno dei più forti giocatori inglesi degli anni Ottanta e Novanta, guadagnando notorietà sia per la sua attività di calciatore sia per la sua movimentatissima vita privata e la sua dipendenza da alcol e droghe.
Gascoigne era stato ricoverato nella clinica di Cottonwood grazie all’aiuto di alcuni suoi amici che gli hanno pagato le cure, non essendo lui in grado di permettersele: lo stesso problema si sta ripresentando ora, dato che i trattamenti della struttura in cui si trova costano molto. Negli ultimi anni Gascoigne è stato ricoverato per 13 volte: riabilitazioni, ospedali e case di cura sono da tempo una presenza costante della sua vita. L’ultimo ricovero è stato deciso dopo che il 3 febbraio, durante una serata di beneficenza a Northampton, nel nord dell’Inghilterra, era apparso visibilmente ubriaco.
Paul John Gascoigne, soprannominato Gazza, è nato a Gateshead il 27 maggio 1967. Ha iniziato a giocare nelle giovanili del Newcastle nel 1983, esordendo in prima squadra nel 1985 e mostrando subito di essere molto bravo: Alex Ferguson, l’allenatore del Manchester United, iniziò a interessarsi di lui e lo definì “il giovane più promettente d’Inghilterra”. Sia il Manchester United che il Tottenham contrattarono con il Newcastle, Gascoigne accettò verbalmente di firmare un contratto con il Manchester United, Ferguson a fine stagione andò in vacanza sicuro di averlo comprato. Alla fine, invece, Gascoigne scelse il Tottenham e la nuova società gli comprò anche una casa per i suoi genitori, perché gli stessero vicini. Anni dopo molti dissero che se avesse accettato di andare a Manchester, con la guida di Alex Ferguson, considerato il miglior allenatore vivente, la sua carriera sarebbe stata migliore e forse anche la sua salute. «Ancora oggi mi rammarico di non aver avuto l’opportunità di aiutarlo a tirar fuori del tutto le sue qualità», ha scritto Ferguson nella sua autobiografia.
Nel 1988, alla prima stagione nel Tottenham, Gascoigne vinse il suo primo trofeo e ed esordì con la nazionale inglese. Alla fine degli anni Ottanta era già apprezzato in tutto il mondo, soprattutto dopo la partecipazione ai mondiali di Italia 90. Proprio nella semifinale di quel mondiale, persa contro la Germania, oltre alle sue doti tecniche venne fuori anche un pezzo del suo carattere, spontaneo e infantile. In quella partita Gascoigne venne preso di mira dai giocatori avversari e subì parecchi falli duri. Poi toccò a lui: dopo aver scartato tre giocatori di fila si allungò il pallone, perdendolo, e per cercare di recuperarlo entrò in scivolata su Thomas Berthold e fu ammonito. Per Gascoigne era il secondo cartellino giallo del torneo, che significava la squalifica: niente finale, se l’Inghilterra avesse vinto.
Dopo aver realizzato cosa comportasse quel cartellino giallo, Gascoigne iniziò a piangere in campo. Continuò anche dopo la sconfitta ai rigori, mentre i compagni cercavano di consolarlo. Secondo molti è stato in quel momento che Gascoigne conquistò i tifosi inglesi. Dopo aver perso quella partita la squadra tornò in Inghilterra. Ad attendere i giocatori all’aeroporto c’erano centomila persone, tantissime, soprattutto per Gascoigne: un tifoso gli regalò un mezzo busto di plastica di una donna nuda e lui, subito, lo indossò, facendosi fotografare.
In un’altra occasione, quando aveva 16 anni ed era ancora nelle giovanili del Newcastle, Gascoigne prese dallo spogliatoio, “in prestito”, gli scarpini di Kevin Keegan, altro grande ex calciatore inglese e suo idolo. Voleva farli vedere ai suoi compagni e se li portò a scuola. Tornando a casa ne dimenticò uno sull’autobus: anche in quell’occasione scoppiò a piangere e passò tutta la notte, insieme a suo padre, nella stazione degli autobus sperando di ritrovarlo.
Alcuni amici hanno raccontato che già all’inizio della sua carriera Paul Gascoigne, nonostante fosse formidabile in campo, aveva mostrato spesso dei comportamenti e reazioni molto strani. Lui stesso raccontò varie volte di alcuni fatti che gli sconvolsero l’adolescenza: come la volta in cui il fratello di un suo caro amico venne investito da un’auto proprio davanti a lui e, nell’anno successivo, quando un altro suo caro amico morì in un incidente stradale. Gascoigne diceva di sentirsi responsabile della morte di entrambi: a 17 anni iniziò ad avere alcuni tic nervosi, che non riuscì a gestire neanche successivamente. Inoltre, Gascoigne era sempre preoccupato per il suo peso: da una parte mangiava e beveva compulsivamente, dall’altra temeva che ingrassare potesse compromettere la sua carriera.
Nel 1992 fu acquistato dalla Lazio per 26 miliardi di lire, nonostante si fosse infortunato gravemente qualche mese prima nella finale di Coppa d’Inghilterra. Circolavano molte perplessità sul suo conto, sia per le sue condizione fisiche che per il suo stile di vita. Restò alla Lazio per tre anni: non fece sfracelli e segnò in tutto 6 gol ma uno di questi fu indimenticabile: il gol del pareggio nel derby contro la Roma, all’ultimo minuto, nella sua prima stagione in Italia. E anche in quell’occasione pianse, per la gioia.
Più complicato era invece il suo rapporto con la stampa italiana, con cui Gascoigne ebbe parecchi problemi da subito. Durante una partita contro la Juventus, Gascoigne si trovava in tribuna a causa di un infortunio: i giornalisti andarono verso di lui per intervistarlo in diretta. Gascoigne non rispose alle domande e ruttò davanti alle telecamere. Il giorno dopo l’immagine era su tutti i giornali e di quel rutto si discusse anche in Parlamento.
Nel 1995, complice un altro grave infortunio e la nostalgia di casa, Gascoigne si trasferì in Scozia nei Glasgow Rangers. Vinse alla prima stagione il premio come miglior giocatore di Scozia. Conquistò anche lì i tifosi, con il suo talento e le sue piccole buffonate in campo. Una volta, durante una partita, l’arbitro lo ammonì: il cartellino però gli cadde e Gascoigne lo raccolse, si girò verso di lui e lo ammonì a sua volta.
Proprio in quegli anni cominciarono però i suoi problemi familiari: qualche mese dopo essersi separato dalla moglie venne accusato di stupro da una giovane ragazza. Fu giudicato innocente, ma intanto Gascoigne aveva ricominciato a bere, a soffrire di depressione e di forti mal di testa. Le cose migliorarono l’anno dopo: venne chiamato per gli Europei del 1996, che si giocarono proprio in Inghilterra, e se la cavò molto bene, anche se prima che il torneo iniziasse riuscì a combinarne un’altra. Un barista vendette ai tabloid alcune foto che mostravano Gascoigne disteso sopra a un tavolo mentre i suoi compagni di squadra gli versavano addosso della tequila. Gascoigne mimò la scena in campo esultando dopo aver segnato un gol, forse il più bello della sua carriera, nella partita contro la Scozia.
Nel 1998 Gascoigne si trasferì al Middlesbrough, in Inghilterra, e aiutò la squadra a tornare nella Premier League dalla serie B inglese. Voleva rimettersi in forma, dopo altri problemi fisici e familiari, per poter partecipare al mondiale del 1998 in Francia. Venne incluso nel primo gruppo di convocati e partì per il ritiro della Nazionale ma alla fine non venne scelto dall’allenatore: ci rimase malissimo e iniziò a fracassare la sua stanza, mentre i suoi compagni cercavano di calmarlo. Gascoigne non giocò più in Nazionale: chiuse la sua carriera con l’Inghilterra con 57 partite giocate e 10 gol segnati.
All’inizio della stagione successiva uno dei suoi più cari amici morì nel sonno e Gascoigne ricominciò a bere e a soffrire di depressione. Continuò a giocare in altre squadre, negli anni successivi: Everton, Burnley, poi all’estero, negli Stati Uniti, poi in Cina con il Gansu Tianma (nella serie B cinese), infine fece un esperimento da giocatore-allenatore ancora negli Stati Uniti, con il Boston United nel 2004. Ma la sua vera carriera da calciatore si concluse di fatto con quella esclusione dalla nazionale, prima dei mondiali di Francia.
Nel 2007 venne operato d’urgenza allo stomaco per un’ulcera perforante e il 22 febbraio 2008, in base al Mental Health Act – la legge inglese sulla salute mentale che permette alla polizia di fermare e portare in un posto “di pubblica sicurezza” le persone che presentano sintomi di disturbi psichici e possono rappresentare un pericolo per l’incolumità pubblica – la polizia lo portò in ospedale, dopo che perse il controllo in un albergo di Londra. Il 5 maggio del 2008 tentò il suicidio nella stanza di un hotel. Un mese dopo fu ricoverato in una clinica per disintossicarsi dal consumo di Red Bull: raccontò poi di averne bevute, in quel periodo, più di sessanta al giorno. Dopo anni di difficoltà, anche economiche, nel febbraio del 2010 si rivolse al Professional Footballers’ Association (PFA), il sindacato dei calciatori inglesi, per chiedere aiuti economici dopo aver sperperato tutti i suoi guadagni: «Qualunque cosa faccia nella vita deve essere divertente, se non lo è vuol dire che ho fallito», disse una volta.