Perché Saipem ed Eni sono indagate
L'inchiesta per corruzione che riguarda il manager Paolo Scaroni e l'Algeria, riassunta nei punti principali
In questi giorni si parla molto sui giornali dell’inchiesta che coinvolge l’ENI, la più grande impresa italiana di proprietà pubblica, la sua controllata SAIPEM, una società specializzata in perforazioni e nella costruzioni di oleodotti, e Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’ENI e uno dei più importanti manager italiani. Secondo l’accusa, alcuni dirigenti di SAIPEM avrebbero pagato delle tangenti a funzionari algerini per ottenere un grosso appalto e avrebbero ottenuto dei compensi illegali per aver compiuto l’operazione.
L’accusa
Secondo i magistrati alcuni manager della SAIPEM avrebbero pagato, tra il 2008 e il 2010, 197 milioni di tangenti per ottenere una partecipazione nei progetti MLE e Medgaz, che avevano un valore complessivo per l’azienda di 11 miliardi di dollari. I due progetti erano collaborazioni con la compagnia petrolifera di stato algerina, la Sonatrach. Le tangenti sarebbero state versate a funzionari della compagnia, a esponenti del governo algerino e all’intermediario dell’operazione, il francese Farid Noureddine Bedjaoui, tramite una sua società con base a Hong Kong, la Pearl Partners Limited. Le prime notizie dell’inchiesta risalgono alla fine dello scorso novembre e portarono alle dimissioni dei vertici di SAIPEM.
Al momento, oltre a Scaroni e a Bedjaoui, sono indagati 6 dirigenti o ex dirigenti d SAIPEM. Il Corriere della Sera ha scritto oggi che un dirigente italiano “coinvolto nelle indagini” e definito “un superteste”, avrebbe fatto delle dichiarazioni ai magistrati. Secondo questo dirigente circa 10 milioni della tangente sarebbero stati girati ad alcuni manager della SAIPEM una volta chiusa l’operazione.
Cos’è Saipem
SAIPEM – un acronimo per “Società azionaria italiana perforazioni e montaggi” – è una controllata dell’ENI che ne possiede il 42%. Le sue principali attività riguardano la costruzione di oleodeotti, gasdotti e le perforazioni pretrolifere sia onshore, cioè sulla terraferma, che offshore, cioè in mare. SAIPEM venne creata nel 1956, inizialmente come divisione dell’ENI, durante i primi anni di vita del nuovo gruppo industriale italiano guidato da Enrico Mattei.
Nel 1969, SAIPEM divenne autonoma mentre nel 1984, l’azienda si quotò in borsa (in precedenza, l’ENI ne deteneva il 100 per cento). Oggi ha attività in tutto il mondo, con i settori principali in Africa Occidentale e in Medio Oriente. Ha lavorato a tutti i grandi progetti di oleodotti che portano il petrolio in Europa dalla Nigeria e dalla Russia o in Italia dalla Libia, come Bluestream e Greenstream. Gli ordini che SAIPEM esegue per altre aziende del gruppo ENI sono circa il 15 per cento del totale.
Cosa c’entra Scaroni
Scaroni è accusato di corruzione internazionale perché, secondo i magistrati, ebbe un ruolo nell’operazione compiuta da SAIPEM. In particolare avrebbe incontrato almeno una volta Bedjaoui, che secondo i magistrati era il tramite delle tangenti tra SAIPEM e gli algerini. L’incontro sarebbe avvenuto all’hotel Geroge V di Parigi e sarebbero stati presenti anche il ministro algerino per l’energia e un dirigente di SAIPEM ora indagato.
Scaroni ha negato le accuse, affermando di aver incontrato Bedjaoui solo una volta e per pochi minuti. Bedjaoui, ha detto Scaroni, gli era stato presentato come il segretario particolare del ministro algerino dell’energia. Ha aggiunto anche che non ha mai trattato gli affari di SAIPEM perché si tratta di una società che, per quasi il 90% del suo volume di affari, lavora con concorrenti di ENI. Se si venisse a sapere, ha spiegato, che l’amministratore delegato dell’ENI discute gli affari di SAIPEM, questa perderebbe tutti i suoi clienti.