10 fotografie di Roman Vishniac
Sono esposte in questi giorni a New York, raccontano la vita delle famiglie ebree nell'Europa dell'est prima dell'Olocausto
È stata inauguarata il 18 gennaio a New York la mostra Roman Vishniac Rediscovered, che racconta il lavoro di Roman Vishniac: un fotografo piuttosto importante, anche se poco conosciuto, ricordato soprattutto per aver documentato la vita degli ebrei nell’est Europa, in particolare tra le due guerre. L’esposizione è allestita negli spazi dell’ICP, International Center of Photography, un centro di ricerca che si occupa di fotografia, didattica e archiviazione.
Nato nel 1897 a Leningrado (oggi San Pietroburgo), Roman Vishniac crebbe a Mosca, nel 1920 si trasferì in Germania e nel 1935 fu incaricato da un ente umanitario ebraico, l’American Joint Distribution Committee (JDC), di documentare con la sua macchina fotografica la vita nelle città e nei ghetti delle famiglie ebree. Vishniac lavorò soprattutto con due macchine fotografiche, una Rolleiflex e una Leica, e raccolse moltissime immagini che raccontano la vita – quasi in sospeso – nei quartieri e nelle strade poco prima dell’Olocausto.
Essere ebreo in Germania negli anni Trenta significava correre un grande rischio, e conservare centinaia di negativi come questi non era certamente un’operazione facile. Roman Vishniac incaricò un amico, Walter Bierer, di salvare i negativi e portare fuori dall’Europa questo materiale, che rischiava di essere distrutto. Detenuto nel campo di concentramento Camp Du Ruchard, in Francia, riuscì a ottenere un visto per gli Stati Uniti e ci arrivò nel 1941. Lì lavorò come fotografo professionista e recuperò le immagini scattate in Europa. La mostra è curata da Maya Benton, storica dell’arte che lavora con la famiglia Vishniac dal 2001. L’archivio è ora conservato nell’ICP e tutte le fotografie sono online, organizzate in un ottimo archivio digitale.