Tutto sulle sigarette elettroniche
Come funzionano, da dove arrivano, se e quanto fanno male: contengono meno sostanze dannose di quelle normali, ma non è chiaro se facciano smettere di fumare
di Francesco Marinelli – @frankmarinelli
La sigaretta elettronica è un inalatore che vaporizza un liquido, simulando così il fumo del tabacco delle sigarette. Ultimamente se ne vedono parecchie in giro, e ancora non ci abbiamo fatto l’abitudine: vediamo gente che sbuffa fumo in luoghi chiusi in grande tranquillità, mentre noi sgraniamo gli occhi, e poi ci accorgiamo che invece di una sigaretta hanno in mano una specie di tubetto. Il fumo della sigaretta elettronica non puzza.
Nata come aiuto per i fumatori che vogliono smettere o ridurre i loro consumi, la sigaretta elettronica in sé non contiene tabacco ed è alimentata da una batteria ricaricabile. Chi la fuma inala un vapore formato da acqua, glicole propilenico, glicerolo, aromi alimentari. La nicotina può esserci, in diverse dosi, o può non esserci per niente. L’inalazione del vapore – che è disponibile in vari sapori – provoca una sensazione simile a quella che si prova inalando il fumo delle sigarette vere. Nella sigaretta elettronica quindi non c’è combustione e, teoricamente, il rischio cancerogeno è più basso, per la mancanza appunto dei residui di questo processo, come catrame e idrocarburi policiclici aromatici.
Come è fatta
Nonostante esistano diversi modelli, le sigarette elettroniche sono composte dagli stessi elementi: un filtro che contiene una cartuccia, un vaporizzatore (cartomizzatore), una batteria ricaricabile. Nella sigaretta elettronica il liquido si scalda fino a diventare a vapore. Il “filtro”, dove si trova la cartuccia, può essere riutilizzato. Il liquido si acquista già miscelato con aromi a scelta e nicotina a concentrazione variabile o assente. Si possono anche acquistare i singoli componenti base separatamente e miscelarli. Inoltre si possono acquistare degli aromi alimentari che riproducono una ampia gamma di gusti, come fragola, menta o vaniglia.
Come funziona
La sigaretta elettronica può essere automatica o attivata manualmente: nel primo caso il processo è attivato da un pulsante che si trova sulla batteria, mentre nel secondo caso il processo avviene in automatico al momento del “tiro”. La batteria, cioè la parte finale della sigaretta, dà energia all’atomizzatore, che si trova tra la batteria e la cartuccia. Questo atomizzatore serve per scaldare il liquido, che poi si vaporizza ed esce dal buco che si trova sulla cartuccia, fino alla bocca. Si stima che a seconda del modello si possono fare da 70 a 150 “tiri”.
Quanto costa
Il prezzo varia naturalmente in base al modello e del produttore: negli Stati Uniti si possono spendere dai 60 ai 150 dollari, mentre in Italia la spesa media può variare dai 20 ai 100 euro, per quanto riguarda le sigarette elettroniche che si trovano in farmacia e nei rivenditori specializzati. La maggior parte delle aziende le importano dalla Cina. In Italia il commercio delle sigarette elettroniche è cresciuto soprattutto nell’ultimo anno, con lo sviluppo di una serie di negozi. La formula principale della distribuzione è quella del franchising: si comprano le sigarette in Cina, a basso prezzo, e le si rivendono a prezzi aumentati in Italia, anche in base al livello di nicotina contenuto dalla sigaretta elettronica.
La salute
Il ministero della Salute ha spiegato che «non si possono escludere effetti dannosi per la salute umana, in particolare per i consumatori in giovane età». Il punto principale riguarda la possibile pericolosità del vapore inalato. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha detto inoltre che non è ancora possibile stabilire scientificamente se questi dispositivi siano realmente efficaci per smettere di fumare e, a oggi, non ci sono elementi per stabilire la sicurezza del loro utilizzo. Nel febbraio del 2010 il ministero della Salute ha stabilito che tutti i prodotti devono comunque essere etichettati e indicare la concentrazione della nicotina, che rimane comunque un vasocostrittore. È stato dimostrato però che le sigarette “normali” contengono circa 4mila sostanze, tra cui diverse cancerogene e tossiche, anche se, per quanto riguarda le sigarette elettroniche, non ci sono studi che abbiano chiarito se e quanto faccia male il vapore inalato nei polmoni nel lungo periodo.
La legge
In Italia l’uso delle sigarette elettroniche non è regolamentato in maniera chiara e univoca, a parte il fatto che sono vietate ai minori di 16 anni. In Italia l’uso è vietato in maniera specifica soltanto sui treni (in base a un regolamento autonomo) e a livello mondiale su tutti i voli aerei, con un’unica eccezione: dal 2009 Ryanair consente di fumare le sigarette elettroniche ma solo quelle vendute da loro, che non fanno fumo e non hanno la batteria. Per quanto riguarda i cinema non esiste un divieto ufficiale. Lo stesso vale per i ristoranti, i bar e le discoteche. A dicembre era stato proposto un emendamento al decreto legge sviluppo per stabilire il monopolio della vendita delle sigarette elettroniche soltanto nelle tabaccherie e nelle farmacie, ma dopo la discussione parlamentare l’emendamento non è passato. Al momento, quindi, la compravendita è libera, anche per quanto riguarda i contenitori di nicotina.
Il mercato
Il primo produttore delle sigarette elettroniche, come le conosciamo oggi, è stata l’azienda cinese Joyetech, due anni fa. Nel tempo il prodotto è stato “migliorato”, dal punto di vista dei fumatori: nei primi anni venivano messe in commercio sigarette elettroniche con una batteria piccola, che facevano poco fumo e duravano poco. Il modello che ha avuto successo a livello mondiale (sempre prodotto dalla Joyetech) è stato l’Ego-W.
In Italia si stima che il mercato delle sigarette elettroniche valga oggi circa cento milioni di euro: in media, negli ultimi due anni, sono stati aperti venti nuovi negozi specializzati a settimana. Negli Stati Uniti, nel 2012, il giro d’affari è stato dell’equivalente di 300 milioni di euro, ma si calcola che il settore delle sigarette elettroniche potrebbe arrivare a un miliardo di dollari nei prossimi tre anni. I produttori americani possono fare pubblicità sulle sigarette elettroniche, a differenza dei pacchetti di sigarette tradizionali, in cui è vietato.
Foto: AP Photo/Times-News, Ashley Smith