La riforma dell’immigrazione negli USA
Da anni attesa e discussa, forse è il momento buono per approvarla: c'è una proposta comune di democratici e repubblicani, Obama ha dato il suo sostegno
Martedì 29 gennaio il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha tenuto un discorso in una scuola superiore di Las Vegas (Nevada), spiegando che è arrivato il momento di ripensare profondamente le leggi sull’immigrazione negli Stati Uniti. Il discorso di Obama è importante perché nei giorni scorsi un gruppo di senatori repubblicani e democratici ha elaborato una prima versione di un progetto di legge di riforma dell’immigrazione, che istituirebbe un percorso per permettere ai circa 11 milioni di immigrati irregolari che si trovano nel paese di ottenere la cittadinanza. Obama ha spiegato che l’attuale sistema per gestire l’immigrazione non funziona ed è datato, da qui la necessità di realizzarne uno nuovo attraverso una profonda riforma.
Nel corso del suo primo mandato Barack Obama aveva già ipotizzato di rivedere le leggi sull’immigrazione negli Stati Uniti, dando nuove speranze soprattutto agli ispanici presenti nel paese, che oggi costituiscono la maggioranza degli immigrati. Poi emersero altre priorità – oltre alla granitica contrarietà dei repubblicani – e il progetto fu messo da parte. Durante il suo discorso Obama ha detto che i tempi sono ora maturi e che sembrano esserci le condizioni per produrre un progetto di legge condiviso tra democratici e repubblicani. Obama ha chiesto al Congresso di trovare un percorso comune per approvare la legge, ricordando comunque di essere pronto a procedere per conto proprio con un suo decreto nel caso in cui la discussione in Parlamento si dovesse arenare.
Stando alle informazioni circolate fino a ora sul nuovo piano, gli immigrati senza documenti regolari potranno rimanere a vivere e lavorare negli Stati Uniti, a patto che paghino le imposte e che si sottopongano a una serie di controlli burocratici. In un secondo momento potranno fare richiesta per ottenere la residenza, con modalità simili a quelle che deve rispettare chi ha un regolare permesso di soggiorno. Potranno diventare cittadini americani, ma il progetto di legge prevede che questo possa avvenire solamente quando gli Stati Uniti avranno rinforzato e reso più sicuri i loro confini. Quest’ultima parte non era presente nei piani della Casa Bianca ed è stata aggiunta durante la discussione tra repubblicani e democratici.
I repubblicani chiedono da tempo, anche per ragioni di propaganda, che i confini (soprattutto meridionali) degli Stati Uniti siano controllati in maniera più estesa e puntuale, per ridurre il fenomeno dell’immigrazione irregolare. Al tempo stesso, hanno la necessità di recuperare consensi nella comunità ispanica, che continua ad aumentare negli Stati Uniti e costituisce un serbatoio di voti molto importante. Alle ultime presidenziali, grazie alle loro politiche di maggiori aperture sul piano dell’immigrazione, i democratici hanno ottenuto circa il 70 per cento dei voti degli ispanici.
Il senatore repubblicano John McCain, che nel 2008 sfidò Obama per l’elezione alla Casa Bianca, lunedì 28 gennaio ha ricordato quanto sia importante trovare un accordo bipartisan per cambiare le leggi sull’immigrazione. Ha ricordato che i repubblicani stanno perdendo il sostegno di una intera comunità a causa delle loro chiusure eccessive. La pensa più o meno allo stesso modo anche il senatore repubblicano Marco Rubio, di origini cubano-americane, ritenuto vicino alla corrente più intransigente del partito (quella del cosiddetto “tea party”) e considerato un possibile candidato per le prossime presidenziali.
Il nuovo progetto di legge ha comunque davanti a sé un difficile percorso parlamentare. In Senato i democratici potrebbero riuscire a farlo passare con poche difficoltà, mentre alla Camera sarà più complicato in assenza di un solido sostegno della leadership repubblicana. I nuovi provvedimenti potrebbero diventare legge entro la prossima estate. Di una riforma strutturata e profonda del sistema dell’immigrazione si parla negli Stati Uniti da almeno sei anni, ma le proposte fino a ora avanzate hanno avuto vita breve e non hanno portato all’approvazione di nuove leggi.