I mostri delle fondazioni
Tito Boeri e Luigi Guiso sostengono che il Monte dei Paschi di Siena non sia un problema isolato, e spiegano perché
Su Repubblica di lunedì Tito Boeri e Luigi Guiso ricostruiscono – molto criticamente – il percorso che ha portato al sistema di rapporti tra fondazioni e banche, che spiegano essere alla radice dei guai del Monte dei Paschi di Siena, e non solo dei suoi.
C’è una voglia matta di considerare la vicenda del Monte Paschi come un caso isolato, un episodio estremo riflesso del localismo miope della classe dirigente senese. O di un manipolo di amministratori ambiziosi e forse anche incapaci. Questa interpretazione conviene a tanti. Conviene a chi vuole approfittare dell’episodio per lucrare sui consensi del Partito Democratico addossandogli la responsabilità della discutibile gestione di Mps, essendo quel partito il dominus senese. Conviene al Pd nazionale che può smarcarsi dalla responsabilità sostenendo che è stato il suo sindaco a reagire prontamente nominando i nuovi amministratori, salvo poi venire sfiduciato dalla lobby senese. Conviene, alle altre fondazioni bancarie trattare Siena come una anomalia, una mela marcia in un cesto integro: è proprio questo il senso della dichiarazione di Giovanni Bazoli quando dice che il sistema è sano mentre Siena è infetta. E’ lo stesso spirito con cui Giuseppe Guzzetti definisce oggi illegittimo (proprio ora!) lo statuto della Fondazione Mps, dimenticandosi di aver voluto Mussari come proprio vicepresidente, nonostante fosse stato eletto proprio con quelle regole illegittime alla guida prima della fondazione Mps e poi del Monte dei Paschi. Insomma, il male è li, ben localizzato a Siena e non altrove, non nelle altre fondazioni.
Non è così. Pur nella sua patologia, la vicenda del Monte Paschi è figlia del legame, ancora irrisolto, tra politica e credito che domina in Italia — non solo a Siena ma anche a Milano come a Torino, a Verona come a Sassari o a Palermo — pur con pieghe, accentuazioni e forme diverse.
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