Lo sciopero della metropolitana di Atene
La polizia ha sgomberato un deposito occupato da 9 giorni: si litiga sui tagli agli stipendi, in una storia un po' esemplare della situazione in Grecia
Aggiornamento delle 16.30 – Lo sciopero dei lavoratori dei trasporti si è concluso dopo 9 giorni e la metropolitana di Atene è tornata gradualmente a funzionare, dopo che il governo greco aveva minacciato di intervenire facendo ricorso a una legge speciale per permettere l’arresto di chi si rifiuta di tornare al lavoro.
***
Nella notte tra giovedì 24 e venerdì 25 gennaio la polizia di Atene ha condotto un’operazione per sgomberare uno dei depositi della metropolitana della città, occupato da giorni da un sit-in di un gruppo di lavoratori della società dei trasporti. I lavoratori erano al loro nono giorno consecutivo di sciopero, cosa che aveva colpito duramente il sistema dei trasporti di Atene, con la cancellazione di buona parte dei servizi. Il governo ha fatto ricorso ad alcune misure di emergenza, minacciando di arrestare le persone in sciopero se non avessero interrotto la loro protesta. Da giorni macchinisti e altri operatori del trasporto pubblico di Atene manifestano e scioperano contro la proposta riduzione dei loro stipendi, resa necessaria dalla grave crisi economica che ormai da anni interessa la Grecia.
Lo sgombero del deposito della metropolitana è avvenuto intorno alle tre di notte ed è stato eseguito da 100 agenti di polizia, in tenuta antisommossa. I lavoratori erano barricati all’interno da diverse ore, tre di loro sono stati fermati dalla polizia e successivamente rilasciati. Terminato lo sgombero, gli agenti hanno circondato la zona per impedire nuove occupazioni e proteste all’interno del deposito.
L’operazione non ha comunque portato a grandi progressi: i sindacati hanno confermato che continueranno a protestare e scioperare, anche se i lavoratori rischiano l’arresto e nei casi più gravi pesanti pene detentive fino a cinque anni. Il governo sta infatti facendo ricorso a una serie di legge speciali, utilizzate molto di rado dalla caduta della dittatura militare nei primi anni Settanta.
Nick Malkoutzis è vicedirettore della versione in inglese di Kathimerini, un quotidiano di Atene in lingua greca, e sul blog InsideGreece racconta diverse cose sulla metropolitana della città. Spiega che è una delle più economiche, sicure, pulite e puntuali di tutto il mondo e che è una delle poche cose che davvero funzionano “in un paese pieno di orologi a cucù malfunzionanti”. Ogni giorno viene utilizzata da circa 650mila passeggeri e i suoi convogli eseguono complessivamente 400 milioni di corse ogni anno. È il 31esimo sistema di metropolitane più trafficato al mondo ed è diventato efficiente soprattutto con le Olimpiadi, che si tennero in città nel 2004.
La metropolitana è diventata in questi giorni il principale argomento di confronto tra i lavoratori del settore pubblico e il governo, che sta cercando di uniformare il sistema degli stipendi per tutti i dipendenti pubblici, con riduzioni e aggiustamenti per risparmiare qualche soldo. Nel confronto, molto duro e che ha portato al recente sgombero, le migliaia di passeggeri che ogni giorno usano la metropolitana sono finiti nel mezzo, subendo enormi disagi che si aggiungono a quelli causati dalla crisi economica.
Malkoutzis segnala che la riforma degli stipendi del settore pubblico può essere comunque una buona cosa. Nel corso degli anni si sono create enormi differenze tra i dipendenti pubblici, spesso a causa di scelte poco attente dei politici o tese a favorire determinati settori per avere un ritorno in termini di consenso. Almeno nel suo principio, la riforma mira a ridurre queste disparità, cosa che non è solamente equa per i dipendenti fino a ora svantaggiati, ma anche per i singoli cittadini che non dovranno pagare con le loro tasse costosi stipendi per il pubblico.
I problemi della metropolitana di Atene sono stati i suoi amministratori, che si sono dimostrati incapaci di bilanciare il sistema in modo da non fargli produrre una enorme quantità di debiti. Il tutto è stato trattato come una sorta di “club privato”, dice Malkoutzis, usato dalla politica per ottenere consenso e per disporne come meglio credeva. Tra i problemi più seri e mai risolti, per esempio, c’è l’alto numero di persone che utilizza la metropolitana senza pagare il biglietto. Si stima che il 15 per cento dei passeggeri non paghi, cosa che porta a un danno intorno ai 30 milioni di euro ogni anno. Capita in molte metropolitane del mondo, ma i livelli raggiunti ad Atene sono notevoli e gli amministratori hanno fallito nel prevedere sistemi efficaci per aumentare i controlli.
Anche i sindacati hanno comunque le loro responsabilità, spiega Malkoutzis. Probabilmente se avessero protestato, come stanno facendo oggi, quando fu assunto nuovo personale senza il rispetto delle regole sulle nuove assunzioni nel pubblico impiego, e se si fossero battuti per avere sistemi di controllo sul pagamento dei biglietti, ora le loro distanze rispetto alle richieste del governo sarebbero state inferiori e si sarebbe potuto trovare più facilmente un compromesso.
I sindacati chiedono che non siano effettuate modifiche al contratto collettivo che scadrà il prossimo aprile, e che il governo negozi un nuovo accordo sugli stipendi con loro. Il governo la pensa diversamente e, stretto dalla necessità di varare rapidamente nuove misure di austerità, non può permettersi di ritardare l’entrata in vigore del nuovo sistema dei pagamenti nel settore pubblico. Chiedere che i contratti non cambino fino ad aprile appare ragionevole, spiegano gli osservatori, ma c’è comunque la necessità di trovare in fretta un nuovo accordo e di smetterla con i rinvii.
Stando alle informazioni raccolte da Kathimerini, un dipendente della metropolitana di Atene ha percepito in media uno stipendio pari a 2.500 euro lordi al mese nel 2012. Con il nuovo sistema ne guadagnerà circa 2.038 al mese, con una riduzione complessiva pari al 20 per cento. Il dato appare alto perché ci sono forti differenze tra gli stipendi dei macchinisti e quelli delle persone che hanno altre mansioni, dicono i sindacalisti. La nuova legge sugli stipendi, però, serve proprio per ridurre queste differenze e rendere più equi gli stipendi nel pubblico. La riforma, conclude Malkoutzis, deve comunque essere contestualizzata nell’attuale situazione economica della Grecia. Il salario minimo è pari a 586 euro al mese, e gli stipendi in media sono di 1.200 euro al mese e circa il 25 per cento della forza lavoro al momento è disoccupata.