Il fallimento di Atari
La divisione statunitense del celebre produttore di videogiochi, da Pong in poi, cerca nuovi finanziatori per non chiudere definitivamente
di Elia Alovisi
La divisione americana di Atari, marchio storico del mondo dei videogiochi, ha dichiarato ieri fallimento. La società è attualmente controllata da Atari SA (già Infogrames Entertainment SA), società francese che ha acquistato il 51 per cento delle sue azioni nel 2000. L’obiettivo delle controllate americane è quello di staccarsi dalla casa-madre francese in perdita. Atari SA ha infatti annunciato recentemente che il suo principale azionista e unico prestatore, BlueBay, non potrà più dare sostegno economico all’azienda a partire dalla fine di marzo 2013.
La società fu fondata nel 1971 da Nolan Bushnell e Ted Dabney ed ebbe un ruolo primario nello sviluppo dell’industria dei videogiochi – a partire dal celebre Pong. Sull’onda del successo dei suoi titoli, negli anni successivi Atari ampliò la sua produzione dedicandosi, oltre ai videogiochi, allo sviluppo di computer e console. Nel 1976 Warner Communications acquistò la società per 26 milioni di dollari, e nel 1977 immise sul mercato l’Atari 2600, una delle console di maggior successo nella storia dei videogiochi.
I primi anni Ottanta misero fine alla crescita di Atari. Tra le principali cause ci furono una generale disorganizzazione interna (data dalla scarsa collaborazione tra i dipartimenti dell’azienda), la produzione di una console che non ebbe il successo della precedente, e la pubblicazione di due videogiochi particolarmente sfortunati – una versione di Pac-Man e uno tratto dal film “E.T. L’extraterrestre” che, nonostante grandi aspettative della società e conseguenti campagne pubblicitarie, si rivelarono un fallimento. La società decise di liberarsi di milioni di cartucce invendute seppellendole in una discarica del New Mexico. Nel 1983 il settore venne inoltre colpito da una grande crisi, causata principalmente da una saturazione del mercato da parte di titoli di scarsa qualità.
Il 1984 segnò il passaggio del marchio all’imprenditore Jack Tramiel, che rinominò la società Atari Entertainment. I tentativi dell’azienda di riaffermarsi come leader del mercato non ebbero successo: né la console portatile Atari Lynx, del 1989, né la console fissa Atari Jaguar, del 1993, riuscirono a competere contro i prodotti Sega e Nintendo. La proprietà passò ad Hasbro Interactive nel 1998, per soli 5 milioni di dollari, e nel 2000 alla francese Infogrames Entertainment SA.
Le cause principali dell’attuale fallimento di Atari USA risalgono al 2005, anno a partire dal quale la società ha dichiarato in ogni sua relazione annuale perdite nell’ordine delle decine di milioni di dollari. Nel 2008 è arrivata la decisione di interrompere lo sviluppo di nuovi videogiochi in favore della concessione di licenze sui suoi titoli di maggior successo, principalmente nell’ottica di ricavarne versioni per smartphone e tablet – scelta che ha invertito la tendenza, iniziando a portare ricavi alla divisione americana – ora in cerca di nuovi finanziatori.