Perché il PD ha scelto l'”Inno” di Gianna Nannini
Sabato Goffredo De Marchis intervista su Repubblica Aldo Biasi, autore della comunicazione elettorale di Pierluigi Bersani, che parla tra l’altro della scelta della canzone “Inno” di Gianna Nannini come appunto “Inno” della campagna.
Il video che accompagna la canzone della Nannini è un po’ vecchiotto, non crede?
«Sono immagini di repertorio e il fil rouge di questo genere di assemblaggio è sempre debole. Peraltro manca il collegamento tra il video e la musica. Ma è una questione di fretta. La Nannini ha autorizzato l’uso del brano il giorno prima della diffusione sul web. È stato usato il vecchio filmato delle primarie e la politica brucia tutto a velocità supersonica. Più di qualsiasi altro prodotto».
Come si rimedia?
«Non si rimedia. L’inno è uno strumento che si usa nelle piazze. Lì sviluppa tutte le sue potenzialità emozionali. Se osserva bene il video, la canzone siabbina bene solo alle immagini delle bandiere. Non è un caso».
Perché quel brano?
«La Nannini ci ha mandato tre pezzi, abbiamo scelto quello che parla di più alla parte emotiva. Ha un testo molto particolare. La voglia di volare, per esempio. Cinicamente le dico che la musica deve far scendere la lacrimuccia».
Parliamo dello slogan.
«È il posizionamento, come si dice nel gergo pubblicitario. Coerente con la persona evitando il “qualunquemente”. Bersani si propone di rimette un po’ di giustizia in un’Italia squilibrata. L’Italia giusta».
E la foto?
«Berlusconi l’avrebbe riempita di luce e bandiere».
Bersani invece ha uno sfondo come nuvoloso.
«Non può essere allegro perché c’è poco da ridere».
Ha quel sorrisetto enigmatico. Sulla Gioconda è un capolavoro, ma per un candidato funziona?
«Sorride al futuro. Un candidato non può dimenticare il futuro. Bersani è rassicurante. La sua forza».
Lei cura anche i faccia a faccia in tv?
«Intende se scegliamo la cravatta? Assolutamente no».