Gli interessi dell’Italia in Mali
Ne scrive sulla Stampa il sottosegretario agli Esteri Marta Dassù, chiedendo ai partiti di essere chiari
Marta Dassù ha spiegato oggi sulla Stampa i motivi che rendono ancor più importante la situazione in Mali, dove l’esercito francese sta combattendo contro i ribelli tuareg islamisti, in riferimento agli interessi strategici del nostro paese. Per questo i politici dei vari partiti, nonostante il periodo di campagna elettorale, dovrebbero spiegare ai cittadini quali siano e dove si trovino gli interessi dell’Italia in Mali.
Quella in gioco in un pezzo di Africa solo a prima vista remoto è una questione di importanza vitale per il nostro Paese. È necessario che i partiti politici rendano i cittadini consapevoli di quali siano e dove si trovino i nostri interessi nazionali.
Al di là di considerazioni pre-elettorali dal respiro corto. Rispetto a una parte dei conflitti post-11 settembre, in Mali la posta in gioco non riguarda la difesa delle alleanze dell’Italia; riguarda direttamente i suoi interessi strategici. Nessuno si sognerebbe di considerare ininfluenti, per l’Italia, gli eventi che colpiscono la Libia o l’Algeria, da cui dipende un terzo delle nostre forniture energetiche. Eppure il Sahel è lì, appena dietro. La guerra interna al Mali è in parte figlia della disgregazione della Libia; in parte si riflette nella nuova e drammatica prova di forza, fra governo e terrorismo islamico, in Algeria.
Gli uomini blu del deserto non riconoscono padroni, neanche africani. Tutta la fascia di Paesi che sono emersi dagli imperi coloniali – una fascia che grosso modo taglia l’Africa all’altezza del Sahara meridionale, dalla Mauritania al Sudan – soffre dello stesso problema: la difficile convivenza tra un Nord desertico, di cultura araba e nomade, ed un Sud abitato da agricoltori stanziali di stirpe africana. Rivolte e guerre civili, dagli inizi degli Anni Sessanta del secolo scorso, hanno avuto questo denominatore comune: in Ciad, Niger, Sudan – oggi diviso in due dopo un conflitto sanguinoso – e in Mali.
L’incapacità internazionale di affrontare il «problema Tuareg» – come è sempre stato grossolanamente definito – e le deficienze delle classi dirigenti locali, hanno prodotto Stati fragili o falliti; con grandi sofferenze per le popolazioni. Il Mali è ancora più povero oggi di quanto non fosse due decenni fa. Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur.