Il PD cambia le liste in Sicilia
Vladimiro Crisafulli e Antonio Papania, che avevano vinto le primarie, non saranno candidati per via di guai giudiziari: altri due hanno rinunciato volontariamente
Il comitato nazionale di garanzia del PD, presieduto da Luigi Berlinguer, ha deciso che Vladimiro Crisafulli e Antonio Papania, inizialmente inseriti nelle liste, non saranno candidati “in base a un criterio di opportunità”. La decisione è stata presa in base alla loro situazione giudiziaria: Crisafulli è stato rinviato a giudizio per concorso in abuso d’ufficio, mentre Papania aveva patteggiato nel 2002 una pena di due mesi e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio (convertiti in una multa). Entrambi avevano ottenuto il posto in lista partecipando alle primarie dei parlamentari. Oltre a queste due esclusioni, decise «sulla base dell’interpretazione severa di codice etico, statuto, leggi dello Stato», come ha spiegato Berlinguer, ci sono state altre due rinunce volontarie da parte di altri due esponenti siciliani del partito, Bruna Brembilla e Antonio Luongo.
I siciliani Mirello Crisafulli e Antonio Papania non saranno candidati per il Pd alle prossime elezioni politiche. Lo ha deciso la commissione nazionale di garanzia presieduta da Luigi Berlinguer “in base a un criterio di opportunità”. Bocciature che rischiano di scatenare la rivolta del partito siciliano, che si era già mosso a difesa dei suoi esponenti.
In una nota dell’ufficio stampa del Pd si aggiunge che “la commissione ha inoltre considerata decaduta la deroga concessa dal comitato elettorale nazionale a Nicola Caputo di Caserta” e “ha preso atto di due rinunce volontarie alla candidatura da parte di Bruna Brembilla e Antonio Luongo”. Resta la candidatura della giornalista anti-camorra Rosaria Capacchione, la cui posizione era stata sottoposta all’esame dei garanti del Pd.
Il caso Sicilia. Le candidature di Crisafulli e Papania sono state quindi considerate incompatibili con il codice etico del partito. Il primo, senatore uscente e uomo forte del partito a Enna, è stato rinviato a giudizio per concorso in abuso d’ufficio con l’accusa di aver fatto pavimentare a spese della Provincia la strada comunale che porta alla sua villa. Papania nel 2002 ha patteggiato due mesi e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio (convertiti in una multa) in un processo su una presunta compravendita di posti di lavoro.