Massimo Tartaglia, tre anni dopo
Il Corriere della Sera racconta che ne è stato dell'uomo che ferì l'allora PresdelCons colpendolo con una statuetta al termine di un comizio a Milano
Andrea Galli del Corriere della Sera ha incontrato Massimo Tartaglia, l’uomo che il 13 dicembre del 2009 ferì l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi colpendolo con una statuetta al termine di un comizio a Milano. Tartaglia, che si trova adesso in libertà vigilata, era stato accusato di lesioni pluriaggravate ed era stato assolto per incapacità di intendere e di volere nel giugno 2010. Da allora ha iniziato a frequentare una comunità terapeutica a San Colombano al Lambro.
Il ritorno sul luogo del delitto è così candidamente confessato e così costante nel tempo da non far più paura se non anzi, com’è forse giusto che sia, da rivelarsi innocente. Ogni sabato e ogni domenica Massimo Tartaglia ha il permesso di evadere dalla libertà vigilata, di salire a Milano, sulla corriera dei pendolari, e una volta qua in città di scegliere dove stare, cosa fare. Lui dice che sempre, tra la Galleria e il corso, finisce seduto ai cinema del centro, sulle poltroncine dell’Odeon o dell’Apollo è lo stesso. Ma prima ancora Tartaglia si ferma in piazza Duomo. Cammina, guarda. Va in solitaria.
La stessa piazza. Tre anni fa. Tartaglia colpiva con una statuina del Duomo Silvio Berlusconi al termine di un comizio. Sette centimetri per dieci la statuina; tre etti e mezzo di peso. Il sangue sul volto del Cavaliere. Il Massi circondato, placcato e steso come un attentatore. Che poi quello fu. Soltanto che allora e adesso ancora di più Tartaglia, 45 anni, perito elettronico, pare un ragazzo semplice, un uomo ferito al quale per vivere basta il nomignolo che anziché un’abbreviazione di comodo diventa una forma di difesa, di protezione. Il Massi di mamma e papà.
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foto: LIVIO ANTICOLI/ap/lapresse