La scuola nella campagna elettorale
Non c'è. «La scuola italiana è stata indebolita da un disinvestimento culturale e politico enorme» scrive il sottosegretario Marco Rossi Doria
Il sottosegretario all’Istruzione ed ex maestro elementare Marco Rossi Doria scrive oggi sulla Stampa le sue riflessioni sulla scuola italiana e sul suo abbandono da parte della politica, anche nella presente campagna elettorale.
Caro Direttore, in questi giorni sento una fortissima urgenza: che si parli di scuola, di com’è, di come deve diventare. E sogno una campagna elettorale che sappia farlo. In modo positivo e dunque riparativo e innovativo. E rispettoso, dunque partendo da quel che già si fa.
Quando sono stato chiamato a fare il sottosegretario all’Istruzione avevo appena finito un’inchiesta per La Stampa, a più puntate, in cui avevo intervistato docenti e dirigenti di tante scuole. Emergeva una scuola competente e battagliera.
Che s’interroga sul futuro educativo del Paese. E che innova nonostante le difficoltà. Cose concrete… Come abbiamo messo su un laboratorio scientifico. Come ho fatto fare volontariato ai ragazzi del mio liceo. Come abbiamo messo intorno a un tavolo genitori e insegnanti in modo da condividere un’idea educativa, ciascuno facendo la sua parte anziché rimpallarsi le colpe. Come uso la lavagna multimediale imparando io, a mia volta, dai miei alunni. Come porto i bambini a leggere le costellazioni nel cielo. Come metto su un’orchestra o una compagnia che recita in un teatro vero. Come consolido bene l’Italiano e la matematica in un quartiere di periferia.
(continua a leggere sulla rassegna stampa FLC CGIL)