Cosa succede in Mali
La Francia è di fatto in guerra nella sua ex colonia per proteggere il governo dai ribelli islamisti, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha votato a favore dell’intervento militare all'unanimità
Aggiornamento di martedì 15 gennaio 2013, ore 7:10
Tutti i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno votato a favore dell’intervento militare della Francia nel Mali. La riunione era stata richiesta dal governo francese, che ha anche chiesto l’appoggio di forze militari africane per affrontare i ribelli nel paese. Grazie alla risoluzione sul tema approvata a dicembre, e in assenza di nuovi negoziati per la pace, potranno intervenire nel Mali circa 3mila soldati nell’ambito di una missione sotto responsabilità africana. L’ambasciatore francese presso l’ONU, Gerard Araud, ha spiegato che le forze africane dovrebbero avviare il loro intervento nel corso delle prossime settimane. La Nigeria dovrebbe inviare 600 uomini, il Burkina Faso 500 così come il Togo, mentre il Benin dovrebbe impiegare circa 300 uomini.
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Venerdì scorso il presidente francese François Hollande ha dato ordine al suo esercito di intervenire militarmente in Mali per contenere l’espansione militare dei gruppi islamici più estremisti nel paese, alcuni dei quali vicini ad al Qaida. Domenica l’aviazione francese ha attaccato la città di Gao, dove i gruppi islamici sono molto forti: colpendo l’aeroporto, il quartier generale della polizia islamica e diversi luoghi occupati dai ribelli legati ad al Qaida. Soldati francesi sono arrivati a Bamako e in altre zone del paese.
Il presidente Hollande, che fino a venerdì aveva assicurato il suo sostegno al governo del presidente ad interim Dioncounda Traoré esclusivamente dal punto di vista umanitario, si è pronunciato per la prima volta a favore di un intervento militare in Mali, per contrastare l’avanzata dei gruppi islamici armati verso la capitale Bamako. La situazione si è evoluta dopo che l’esercito maliano si era scontrato con i ribelli a Mopti, città al confine tra il nord controllato dai ribelli e la parte meridionale controllata dal governo, e ha conquistato il villaggio di Konna, spingendo Hollande a rispondere alla richiesta di appoggio militare da parte del presidente Traoré.
Il Mali e la Francia
Il Mali è indipendente dalla Francia dal 1960. Nel 1992 si tennero le prime elezioni democratiche del paese: vinse Alpha Oumar Konare, sostituito nel 2002 da Amadou Toumani Touré, che venne rieletto nel 2007. A gennaio 2012 sono iniziati i combattimenti tra i ribelli e le forze governative nella parte settentrionale del paese, che chiamano Azawad. Il 21 marzo c’è stato un colpo di stato: un gruppo di militari ribelli ha rovesciato il presidente e ha insediato un primo ministro ad interim, Cheick Modibo Diarra, che si è dimesso l’11 dicembre 2012, in diretta tv, dopo essere stato arrestato dalla stessa giunta militare.
Chi sono i ribelli
La parte settentrionale del paese è oggi sotto il controllo di gruppi tuareg dell’MNLA, il Movimento nazionale di Liberazione dell’Azawad, e di fondamentalisti islamici considerati vicini ad al Qaida. La conquista è avvenuta attraverso violenze significative, con numerosi civili uccisi, violazioni dei diritti umani denunciate dalle organizzazioni internazionali e l’imposizione della sharìa, la legge islamica, che ha portato alla distruzione di templi, tombe e moschee in tutto il nord del paese. Le diversità ideologiche tra i tuareg e i vari gruppi islamici erano poi risultate in un contrasto molto forte tra le due parti, tanto da spingere i separatisti tuareg ad annunciare oggi il proprio appoggio all’intervento militare francese.
L’avanzata dei ribelli
Negli ultimi tempi i fondamentalisti islamici avevano conquistato molte zone, espandendosi sempre più verso sud: per questo motivo il governo francese, in accordo con il presidente ad interim del Mali Dioncounda Traoré, rispondendo ai propri interessi soprattutto nei confronti delle molte materie prime che sfrutta in Mali, tra cui l’uranio, ha deciso di intervenire militarmente senza aspettare le decisioni internazionali. A ottobre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva dato mandato all’Ecowas, l’organismo che riunisce 15 nazioni dell’Africa occidentale, di allestire una missione militare di pace in Mali composta da circa 3.300 uomini e della durata di un anno, per aiutare le forze regolari a cercare di recuperare le aree a nord del paese. L’Ecowas ha convocato per venerdì un vertice straordinario, ad Abidjan, in Costa d’Avorio.
L’intervento della Francia
L’azione della Francia, che secondo il presidente Hollande dovrebbe durare «tutto il tempo necessario», ha ricevuto nelle ultime ore il sostegno di diversi governi occidentali oltre che africani: la Gran Bretagna fornisce da oggi il suo supporto logistico, la Germania sta valutando la possibilità di un supporto medico e logistico mentre gli Stati Uniti sono pronti a fornire supporto tecnico e militare alle forze francesi; Niger, Burkina Faso e Senegal hanno annunciato l’invio di 500 uomini ciascuno. Anche la NATO ha accolto favorevolmente l’intervento militare francese, precisando di non aver però ricevuto alcuna richiesta di assistenza da parte di Parigi. Oggi su richiesta della Francia dovrebbe riunirsi il Consiglio di sicurezza dell’ONU “per discutere la situazione nel Mali”.
Il ministro della Difesa francese ha dichiarato stamattina, al termine del Consiglio di difesa all’Eliseo, che dopo tre giorni di pesanti bombardamenti dei caccia francesi «la situazione evolve favorevolmente» e che l’offensiva ribelle è stata bloccata nella zona orientale del paese. Il ministro ha però confermato che la situazione resta molto difficile nella parte occidentale e in quella centrale, dove nelle ultime ore i ribelli hanno conquistato Diabaly, una città a 400 chilometri dalla capitale Bamako, all’interno della zona controllata dal governo del Mali. Omar Ould Hamaha, del movimento islamico Mujao (Mouvement pour l’unicité et le djihad en Afrique de l’Ouest) ha dichiarato in un’intervista all’emittente radiofonica Europe 1 che la Francia col suo intervento «ha aperto le porte dell’inferno» e ha annunciato la volontà di colpire il cuore della Francia come risposta agli attacchi aerei di questi giorni. In Francia e in particolare a Parigi sono state avviate precauzioni e misure di sicurezza rispetto a possibili attentati terroristici.
foto: ISSOUF SANOGO/AFP/Getty Images