Apophis non colpirà la Terra
L'asteroide che otto anni fa fece temere un disastroso impatto con il nostro pianeta si limiterà a passarci molto vicino, dice la NASA
L’asteroide 99942 Apophis, informalmente Apophis e basta, nel corso di questa settimana ha compiuto un nuovo passaggio in prossimità della Terra, che ha consentito ai ricercatori di escludere che nel 2036 ci faccia la brutta sorpresa di schiantarsi sul nostro pianeta. La vicinanza c’è stata, ma in termini astronomici: è passato a circa 14,5 milioni di chilometri al di sopra della superficie terrestre. Come metro di paragone, la Luna arriva a orbitare a 385mila chilometri da noi.
Gli scienziati del Jet Propulsion Laboratory della NASA di Pasadena (California, Stati Uniti) hanno escluso la possibilità che ci sia un impatto quando l’asteroide passerà molto più vicino alla Terra, tra 23 anni. Per stabilirlo hanno utilizzato una grande quantità di dati, raccolti negli ultimi anni, e le nuove informazioni raccolte durante il passaggio di Apophis il 9 gennaio scorso. La possibilità che l’asteroide si schianti sul pianeta sono meno di una su un milione, cosa che lascia molto tranquilli i ricercatori. I prossimi passaggi saranno comunque un’importante opportunità per approfondire le conoscenze sugli asteroidi.
Di Apophis si iniziò a parlare verso la fine del 2004. Circa sei mesi dopo la sua scoperta, alcuni astronomi calcolarono una prima possibile orbita dell’asteroide, che ha un diametro di circa 300 metri, e non furono notizie incoraggianti. Dissero che Apophis avrebbe colpito la Terra con una probabilità su 300 nell’aprile del 2029. L’informazione fece rapidamente il giro del mondo e per giorni non si parlò d’altro: l’asteroide sembrava destinato a trasformare in realtà il tema di tanti film apocalittici sulla distruzione del nostro pianeta a causa dell’impatto con un altro grande corpo celeste.
La NASA pubblicò un comunicato chiedendo ai principali centri di astronomia e osservazioni spaziali in giro per il mondo di condurre nuove osservazioni su Apophis, così da estendere la quantità di informazioni sulla grande e minacciosa roccia spaziale. Lo scenario prospettato divenne ancora più inquietante: le probabilità di un impatto il 13 aprile del 2029 passarono a 1 su 45. Il 27 dicembre del 2004, tuttavia, gli astronomi ebbero un colpo di fortuna, come ricorda Stuart Clark sul Guardian.
Osservando alcune vecchie immagini, si accorsero che a marzo del 2004 Apophis compariva in una fotografia, anche se non era stato notato. Grazie ai dati di quella precedente rilevazione, i ricercatori riuscirono a migliorare il calcolo dell’orbita dell’asteroide e in breve tempo la stima sulle probabilità di un impatto fu modificata. Si stabilì che le possibilità erano quasi pari a zero, ma che Apophis avrebbe potuto causare seri problemi in un ulteriore passaggio, previsto per il 2036.
Le ultime rilevazioni della NASA hanno escluso anche questa ultima possibilità. Da potenziale minaccia, Apophis si è comunque trasformato in importante risorsa per le ricerche sugli asteroidi e nell’aprile del 2029 ci regalerà uno spettacolare passaggio ravvicinato. Sorvolerà la Terra a una distanza di appena 31.300 chilometri, poco meno della distanza cui orbitano molti dei nostri satelliti artificiali. Apparirà in cielo come un oggetto abbastanza luminoso e, tempo permettendo, potrà essere anche identificato nel cielo notturno ad occhio nudo, a patto di trovarsi in una zona con scarso inquinamento luminoso. Sarà visibile dall’Europa, dall’Africa e da parte dell’Asia. Non è ancora chiaro quale composizione abbia Apophis e c’è la possibilità che nel 2029 la gravità terrestre influisca sulla sua forma, sgretolandone una parte e consentendo così agli astronomi di osservare il suo interno e comprenderne meglio le proprietà.
Nel periodo in cui sembrava moderatamente più probabile che Apophis potesse colpire la Terra, furono formulate diverse ipotesi su che cosa sarebbe potuto accadere. I ricercatori della NASA ipotizzarono che un impatto avrebbe liberato un’energia equivalente a 1480 megatoni, circa 114mila volte la bomba atomica sganciata su Hiroshima. La stima fu in seguito rivista e portata a 870 megatoni. Avrebbe causato danni considerevoli in un’area di migliaia di chilometri quadrati, ma difficilmente avrebbe determinato effetti duraturi o cambiamenti improvvisi del clima. Con i dati di allora si ipotizzò anche che, se si fosse schiantato, Apophis avrebbe probabilmente toccato terra in un punto dell’emisfero orientale a una velocità di oltre 45mila chilometri orari.
Nei prossimi anni sentiremo ancora parlare di Apophis e di altri asteroidi, che costituiscono potenzialmente una minaccia per la Terra. La NASA e altri centri di ricerca lavorano per identificare e tracciare l’orbita di buona parte di questi oggetti spaziali utilizzando strumentazioni terrestri e altre in orbita nello spazio. Quelli considerati più a rischio vengono studiati con maggiore attenzione e con approfondimenti per valutare più precisamente possibile orbite e possibili incroci con il nostro pianeta.
Buona parte degli asteroidi si trova in una fascia di spazio compresa tra Marte e Giove, la cosiddetta “Fascia degli asteroidi”, a debita distanza dalla Terra, quindi. Apophis fa invece parte della famiglia Aten, un gruppo di asteroidi che passano buona parte del loro tempo all’interno dell’orbita terrestre, in uno spazio compreso tra il nostro pianeta e il Sole (Apophis dopo il 2029 farà parte di una famiglia simile, che si chiama Apollo). Sono particolarmente pericolosi perché la loro vicinanza al Sole fa sì che siano spesso in ombra per i telescopi spaziali e quindi difficili da identificare.
A febbraio avremo a che fare con un altro asteroide, molto meno conosciuto e più piccolo che passerà a una distanza di circa 27mila chilometri dalla Terra. Si chiama 2012 DA14 e ha un diametro di circa 40 metri. Non sarà visibile a occhio nudo, date le sue dimensioni, e non costituirà alcun tipo di pericolo.