Google non viola l’antitrust negli USA
Lo ha stabilito la Federal Trade Commission, ma la società cambierà qualcosa nella visualizzazione delle informazioni direttamente nelle pagine dei risultati
Le autorità antitrust degli Stati Uniti hanno concluso le indagini su Google, che erano state avviate 19 mesi fa per verificare il comportamento della società e l’eventuale presenza di violazioni delle regole che tutelano la libera concorrenza. La Federal Trade Commission (FTC) ha annunciato che non avvierà alcun tipo di azione legale contro Google, che potrà quindi mantenere sostanzialmente intatte le modalità con cui gestisce e fornisce i propri servizi online. Per la società si tratta di un’importante vittoria, che potrebbe avere ripercussioni anche sulle indagini antitrust che sta conducendo l’Unione Europea sul suo conto.
La FTC ha sostanzialmente accolto quanto avevano sostenuto in questi mesi i responsabili e gli avvocati di Google: le innovazioni apportate negli ultimi anni al motore di ricerca, che permettono per esempio di ottenere informazioni e dati direttamente nella pagina dei risultati senza dovere cliccare sui link, sono servite per migliorare l’esperienza d’uso degli utenti e non per penalizzare la concorrenza. Per questo motivo, Google potrà continuare a mostrare qualsiasi tipo di risposta, anche rielaborata e adattata alla propria pagina dei risultati, senza particolari limitazioni.
L’indagine era stata avviata in seguito all’introduzione di alcuni nuovi servizi da parte di Google sul proprio motore di ricerca, che sono tuttora online e che servono per avere informazioni sul meteo, sugli orari dei voli, sui risultati delle partite e così via direttamente sulla pagina dei risultati e al posto del classico elenco di link verso altri siti. La cosa non piace ai gestori di numerosi servizi online, che ritengono di subire un danno perché chi usa Google riduce le volte in cui clicca dalla pagina sui link che rimandano ai loro siti, considerato che trova le informazioni già direttamente sul motore di ricerca. La FTC ha però concluso che i benefici per gli utenti sono superiori a questo tipo di preoccupazione, e che quindi Google può mantenere il proprio sistema.
Secondo diversi osservatori per la FTC si è trattato di una sostanziale sconfitta e la pensano allo stesso modo anche alcuni membri dello stesso organismo. Il commissario J. Thomas Rosch ha spiegato che “dopo avere promesso un elefante se non qualcosa di più, la Commissione ha portato una coppia di topolini”. Questa sensazione è confermata dalla maggior parte degli esperti che in questi quasi due anni hanno seguito il caso: per Google si è trattato di una enorme vittoria, che consentirà alla società di proseguire sulla propria strada sostanzialmente indisturbata.
La FTC ha comunque ottenuto da Google alcune aperture, su base volontaria e senza alcun vincolo legale. Per quanto riguarda la gestione delle campagne pubblicitarie con il proprio sistema di annunci AdWords, la società ha promesso maggiore flessibilità per le aziende che fanno pubblicità e sistemi più semplici per trasferire le loro campagne verso servizi gestiti dalla concorrenza. Google ha assunto l’impegno di modificare in parte i propri sistemi per evitare che particolari informazioni, come le recensioni sui locali, siano copiate dai siti della concorrenza e proposti poi ai suoi utenti direttamente nella pagina dei risultati del motore di ricerca.
Sempre su base volontaria e per evitare nuovi problemi con la FTC, Google ha anche accettato di realizzare un sistema che consenta ai siti di rimuoversi da alcuni suoi servizi come quelli per i viaggi o per lo shopping – senza che questo determini penalizzazioni nelle classiche pagine dei risultati del motore di ricerca. In pratica, se un sito che vende fumetti non vorrà più essere sul servizio Shopping di Google, potrà chiedere di essere rimosso continuando comunque a esistere sul motore di ricerca generico.
Infine, Google ha anche concesso qualche apertura per quanto riguarda il delicato tema dei brevetti legato alla sua recente acquisizione del produttore di cellulari Motorola Mobility. Comprando l’azienda, Google ha ottenuto un’ampia serie di brevetti in molti casi fondamentali per lo sviluppo di nuovi telefoni, e quindi necessari anche per la concorrenza. La società offrirà, entro certo limiti, il libero accesso ad alcune tecnologie per la telefonia mobile tutelate dai brevetti Motorola. Non è ancora del tutto chiaro come funzionerà il meccanismo, ma l’idea è affidare a un soggetto terzo tra Google e chi ne fa richiesta la valutazione dei singoli casi.
La fine dell’indagine, che si è praticamente conclusa con un nulla di fatto, non è piaciuta a buona parte dei siti che forniscono servizi online simili a quelli che Google da qualche tempo offre sulla pagina dei risultati. I siti di recensioni dei locali Yelp, di informazioni di viaggio TripAdvisor e di ricerca di voli e hotel Expedia erano molto fiduciosi sul lavoro della FTC, e avevano sostenuto in più occasioni che Google approfittava della propria posizione sul mercato (è il primo motore di ricerca in buona parte del mondo) per trattenere il traffico degli utenti sui propri servizi, così da avere più ricavi derivanti dalla pubblicità. Sostenevano anche che Google sottraesse dai loro siti le informazioni che sono poi mostrate sulla pagina dei risultati.
Secondo i responsabili di Yelp l’indagine si è rivelata “un’opportunità sprecata per proteggere l’innovazione su Internet e per proteggere i consumatori e le società che vi fanno affidamento”. I responsabili di altri siti hanno commentato la chiusura dell’indagine della FTC sostenendo che ora Google si sentirà in diritto di intensificare ulteriormente le proprie politiche legate ai servizi online, penalizzando l’innovazione e le società emergenti. I legali di Microsoft, società che gestisce il motore di ricerca concorrente Bing, hanno sollevato qualche dubbio sulle modalità con cui è stata gestita l’indagine da parte della FTC.
Per Google la conclusione favorevole dell’inchiesta avviata negli Stati Uniti è importante anche in vista della chiusura dell’indagine da parte dell’Unione Europea. Dalle informazioni che sono circolate finora, la società sarebbe prossima alla definizione di un accordo anche con l’antitrust in Europa, che dovrebbe evitare l’avvio di procedure più incisive e costose per Google. Il suo motore di ricerca nei paesi europei ha una quota di mercato molto più ampia di quella negli Stati Uniti e, secondo molti osservatori, questo dovrebbe consentire all’Unione Europea di chiedere a Google impegni maggiormente vincolanti per quanto riguarda la tutela della libera concorrenza rispetto a quelli assunti con il recente accordo con la FTC.