Il “giornalicidio” di Pubblico
La "storia di un disastro imprenditoriale" raccontata dalla redazione sul numero di domenica, il penultimo della sua breve vita
La redazione del quotidiano Pubblico, di cui è stata annunciata la chiusura per dopodomani a soli tre mesi dalla sua nascita, ha scritto un testo sulla questione sul giornale di oggi, illustrato dai ritratti di giornalisti e collaboratori.
Cronaca surreale di un giornalicidio. Perché la breve vita di Pubblico non è solo la vicenda di un quotidiano che non ha avuto la fortuna sperata nelle edicole, me è soprattutto la storia di un disastro imprenditoriale. Per quel che ne sa la redazione, il 31 dicembre, come preannunciato dall’amministratore delegato davanti ai rappresentanti della Federazione nazionale della stampa italiana, l’assemblea dei soci metterà ai voti la liquidazione della Pubblico srl che lo ha editato. E questo dopo appena tre mesi da quel 18 settembre in cui approdavamo sul mercato editoriale sospinti dall’orgoglioso motto: “Dalla parte degli ultimi e dei primi”.
Tre mesi dopo quel giornale spietatamente scompare dalle edicole, fermandosi tuttavia ad un testardo nocciolo duro di 4000 lettori circa. La metà di quel che serve per “stare nei conti”. E per arrivare alla decisione di chiusura dell’azienda. Anzi della non-azienda. Che non ha saputo sostenere il prodotto, che ha assistito all’erosione del capitale (appena 748mila euro) e che pur non avendo nemmeno un euro di debiti precipitosamente decide di chiudere baracca e burattini.
Il direttore del giornale è tra i principali fondatori e promotori di questa azienda, così come l’amministratore delegato. Eppure né l’uno né l’altro hanno saputo arginare le scelte strategiche che hanno portato al disastro.
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