Napolitano ha commutato la pena a Sallusti
In una multa da 15.532 euro, per "favorire una riflessione su una disciplina più equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione"
Oggi il Presidente della Repubblica ha annunciato, con un comunicato sul sito del Quirinale, che la pena a 14 mesi di carcere per diffamazione del direttore del Giornale Alessandro Sallusti è stata commutata in una multa di 15.532 euro. Insieme a concedere la grazia, anche commutare la pena (solitamente da carceraria a pecuniaria) è tra i poteri del Presidente.
Prima di oggi Napolitano, dalla sua elezione nel 2006, ha concesso 18 volte la grazia e una sola la commutazione della pena. Fin dal titolo del comunicato, la Presidenza della Repubblica dice che il gesto è stato deciso “al fine di favorire una riflessione su una disciplina più equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa”.
Alle 17.44, Alessandro Sallusti ha scritto su Twitter:
Ringrazio Napolitano. Accetto la grazia, precedente. Deve valere per tutti i giornalisti, chiara indicazione a magistratura e politica
— alessandro sallusti (@alesallusti) Dicembre 21, 2012
Il comunicato della Presidenza della Repubblica
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha ricevuto dal Ministro della Giustizia Paola Severino la documentazione relativa alla domanda di grazia in favore di Alessandro Sallusti avanzata dall’avvocato Ignazio La Russa, ha firmato – ai sensi di quanto previsto dall’art. 87, comma 11, della Costituzione – il decreto con cui è stata concessa al direttore del quotidiano il ‘Giornale’ la commutazione della pena detentiva ancora da espiare nella corrispondente pena pecuniaria (quantificata, secondo i parametri normativi indicati dall’art.135 del Codice penale, in 15.532 euro).
La decisione, nel rispettare le pronunce dell’autorità giudiziaria in applicazione dell’attuale normativa, tiene conto dell’avviso favorevole formulato dal Ministro della Giustizia a conclusione dell’istruttoria compiuta con l’acquisizione delle osservazioni (contrarie) del Procuratore generale di Milano e del parere (favorevole) espresso dal magistrato di sorveglianza. Sono state anche considerate le dichiarazioni già rese pubbliche dalla vittima della diffamazione. Così come si è preso atto che il giornale sul quale era stato pubblicato l’articolo giudicato diffamatorio dopo la condanna del suo ex direttore ha riconosciuto la falsità della notizia formalizzando con la rettifica anche le scuse.
La decisione di commutare la pena raccoglie altresì gli orientamenti critici avanzati in sede europea, in particolare dal Consiglio d’Europa, rispetto al ricorso a pene detentive nei confronti di giornalisti. Si è anche valutato che la volontà politica bipartisan espressa in disegni di legge e sostenuta dal governo, non si è ancora tradotta in norme legislative per la difficoltà di individuare, fermo restando l’obbligo di rettifica, un punto di equilibrio tra l’attenuazione del rigore sanzionatorio e l’adozione di efficaci misure risarcitorie.
Con il provvedimento di commutazione della pena detentiva, il Presidente della Repubblica ha inteso ovviare a una contingente situazione di evidente delicatezza, anche nell’intento di sollecitare, nelle istituzioni e nella società, una riflessione sull’esigenza di pervenire a una disciplina più equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa.