Alitalia è di nuovo nei guai?
A quattro anni dal costoso salvataggio la società ha bruciato due terzi del capitale e continua a perdere, racconta Ettore Livini su Repubblica
Oggi Ettore Livini su Repubblica descrive lo stato dell’arte in Alitalia, la principale compagnia aerea italiana, salvata – e rifondata – nel 2008 col nome di “Compagnia Aerea Italiana” da una cordata di venti imprenditori italiani e dalla compagnia aerea Air France-KLM, che ne detiene il 25 per cento (e che aveva fatto un’offerta per comprare tutta la società). Livini racconta che l’azienda continua a perdere centinaia di migliaia di euro e tra meno di un mese gli azionisti saranno liberi di decidere cosa fare con le loro quote.
La telenovela Alitalia – a quattro anni dal salvataggio targato Silvio Berlusconi e puntellato da 3 miliardi di soldi pubblici – torna al punto di partenza. I conti, malgrado il lavoro della cordata dei patrioti, non quadrano ancora: la compagnia perde 630mila euro al giorno, i 735 milioni di rosso accumulati nei quattro anni di gestione privata hanno bruciato quasi tutto il capitale, la liquidità in cassa si è assottigliata a 300 milioni. E i soci – divisi tra di loro e a corto di quattrini – si preparano a giocare il jolly della finanza creativa (lo spin-off con maxi-rivalutazione delle Mille Miglia) per evitare di dover metter mano al portafoglio e ricapitalizzare l’azienda. Il redde rationem comunque è vicino. Il prossimo 12 gennaio scatterà la campanella del “liberi tutti”. Gli azionisti, scaduto il vincolo del lock-up, potranno vendere le loro partecipazioni. E nell’arco di pochissimi mesi si deciderà per l’ennesima volta il futuro dell’aerolinea tricolore, sospesa tra la tentazione di una rinazionalizzazione strisciante (la politica, in allarme, ha già iniziato a muovere le sue pedine) e una cessione a prezzi d’affezione a quella stessa Air France che nel 2008 aveva messo sul piatto 2,4 miliardi per farsi carico della società. Senza lasciare, piccolo particolare, un euro di spesa a carico dei contribuenti tricolori.
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foto: LaPresse