Un anno pessimo per i giornalisti
Il 2012 è stato l'anno peggiore da quando Reporters sans frontières ha pubblicato il suo primo bilancio, nel 1995: 88 giornalisti uccisi
Come ogni anno Reporters sans frontières, l’organizzazione internazionale che ha come obiettivo la difesa della libertà di stampa, ha pubblicato il bilancio annuale sulla condizione della stampa e dei giornalisti nel mondo. Il 2012 si è rivelato l’anno peggiore da quando l’organizzazione ha iniziato a pubblicare i suoi report annuali, nel 1995: c’è stato un aumento del 33 per cento rispetto al 2011 del numero di giornalisti uccisi nel corso dell’esercizio del proprio lavoro.
In totale i giornalisti uccisi durante il 2012 sono stati 88, superando il dato del 2007 che, con 87 giornalisti assassinati, era stato il peggiore finora. Nel 2011 i giornalisti uccisi sono stati 67, 58 nel 2010, 75 nel 2009.
Le zone maggiormente interessate sono state il Medio Oriente e il Nord Africa (26 morti), l’Asia (24 morti) e l’Africa subsahariana (21 morti). Christophe Deloire, segretario generale di Reporters sans frontières, ha dichiarato che il numero particolarmente alto di giornalisti assassinati è imputabile soprattutto al conflitto in Siria, alla difficile situazione in Somalia e alla violenza dei talebani in Pakistan.
In Siria, oltre ai giornalisti professionisti, sono stati assassinati molti cittadini che fanno “amatorialmente” i reporter, fotografi o registi per documentare la repressione di Bashar Al-Assad. Ma i giornalisti sono stati presi di mira anche dai ribelli, sempre meno tolleranti nei confronti delle critiche alle loro azioni. Tutti i numeri riguardanti la Siria sono probabilmente più alti poiché bisogna tener conto delle difficoltà nel reperire dati certi. In Somalia nella sola seconda metà di settembre sono stati assassinati 7 giornalisti: i responsabili di queste azioni sono le milizie armate come Al-Shabaab o funzionari governativi locali che hanno interesse a tenere sotto controllo la stampa. In Pakistan invece la zona più pericolosa per i giornalisti è il confine con l’Afghanistan, dove l’influenza dei talebani è ancora molto forte.
Nel 2012 si è registrato un leggero calo nei casi di giornalisti arrestati o sequestrati rispetto al 2011, con l’eccezione dell’Asia e delle Americhe. Il paese col numero più alto di giornalisti incarcerati è la Turchia, dove il numero degli arresti è raddoppiato (arrivando a 42 operatori e 4 collaboratori in carcere) anche a causa delle tensioni sul tema della minoranza curda. Seguono la Cina (il congresso del Partito Comunista Cinese è stato accompagnato da un alto numero di arresti e censure), l’Eritrea, l’Iran e la Siria.
foto: LOIC VENANCE/AFP/GettyImages