I guai di Pubblico
Li spiega oggi il direttore Luca Telese in un lungo articolo a pagina 2 del quotidiano
Dopo lo sciopero che non ha fatto uscire il quotidiano Pubblico ieri, e le voci sulla sua difficile situazione economica a tre mesi dalla sua nascita, sul numero di oggi il direttore Luca Telese fa il punto sui problemi della testata e le prospettive.
Lo so, qui in mezzo non ci sono santi, cardinali o Papi: vanno di moda, ma la costellazione di copertine che vedete intorno a questo articolo è il nostro piccolo Pantheon. Ovvero la carta di identità di Pubblico: quello che abbiamo fatto, dopo quello che avevamo detto di voler fare. Sono volti, titoli, storie e anche piccole battaglie civili. È il racconto di questa crisi politica come passaggio cruciale per decidere il nostro futuro. È quello che questa redazione ha fatto fino ad oggi, ed è quello che vogliamo continuare a fare.
Perché inizio dicendovi questo? Perché lunedì scorso una pietra ci è caduta sulla testa quando l’amministratore delegato di questa società ci ha comunicato che potevamo chiudere a fine mese: un conto è sapere che non stai bene, un conto è se ti dicono «Scusi, lo sa che lei potrebbe morire?». In un giornale che non ha finanziamenti pubblici le vendite sono tutto. I giornali di opinione hanno poca pubblicità. Il nostro ha raccolto, anche grazie ad una agenzia che si è prodigata (parlo dei nostri amici della «Poster») tutto quello che la promessa dei bilanci recitava. Quello che è mancato, in questi ultimi giorni, è l’obiettivo di copie che servivano al nostro pareggio di bilancio. Avevamo un pareggio dei conti a 9.600 copie medie, e avevamo spiegato che questo solo ci avrebbe dato la tranquillità di stare in piedi senza dover chiedere nulla a nessuno. Nei primi numeri la risposta dei lettori è stata straordinaria, commovente. Ci siamo detti: «Ci siamo». Poi, di pari passo con la crisi economica del paese, anche le vendite dei quotidiani hanno iniziato a risentire, con una crisi della stampa che riguarda quasi tutte le testate. Ma che ha picchiato sulla nostra. Abbiamo notato fenomeni incredibili, come il calo dei lettori nell’ultima settimana del mese. La nostra prima media di 12.862 copie vendute nei primi giorni è calata a 7.200, per la prima volta, alla fine di novembre.
(continua a leggere sulla rassegna stampa della Camera)