Gli ottant’anni di Latina
Oggi è il compleanno di uno dei comuni più giovani di Italia, inaugurato nel 1932 con un discorso dal balcone di avete-capito-chi
Oggi compie ottant’anni una delle città più giovani d’Italia: il 18 dicembre 1932 veniva infatti fondata Littoria, che sarebbe diventata dopo qualche anno l’attuale Latina, una delle quasi 150 città fondate in Italia nel corso degli anni Trenta.
Latina si trova in Lazio nell’Agro Pontino, un territorio compreso fra i Monti Lepini e gli Ausoni, il Mar Tirreno e il promontorio del Circeo, chiamato così dopo la bonifica agraria delle paludi effettuata negli anni Trenta dal governo fascista. Prima della bonifica il territorio era occupato da vaste paludi in cui si riproduceva la zanzara anofele, che causava la diffusione della malaria.
Le prime popolazioni che si insediarono in questo territorio furono i Volsci, che fondarono la città di Satricum, ai confini con l’attuale comune di Nettuno; in seguito i Romani costruirono la Via Appia e iniziarono una serie di opere di bonifica, distrutte successivamente durante le invasioni dei barbari. Nel Medioevo le paludi pontine diventarono feudo dell’antica famiglia nobiliare dei Caetani e diversi papi tentarono di bonificarle. Leonardo Da Vinci progettò a questo scopo un sistema di canali e di macchine idrovore mai andato in porto.
Nei secoli successivi nelle zone liberate dall’acqua vennero fondati dei piccoli villaggi abitati da contadini e dai pastori abruzzesi che vi trascorrevano l’inverno. Nel 1924, dopo che la famiglia Caetani cedette 20 mila ettari dei suoi terreni, lo Stato italiano diede inizio ai primi lavori di bonifica integrale: dal 1926 al 1937 furono impiegati più di 50 mila operai reclutati in tutto il paese, soprattutto in Veneto, in Friuli e in Emilia Romagna, ai quali furono assegnati i poderi costruiti dall’Opera Nazionale Combattenti. Nel 1932 il governo fascista si rese conto che i comuni di Cisterna e Terracina erano insufficienti a ospitare i molti operai che stavano lavorando per bonificare l’area e decise di creare un nuovo centro di servizio, adeguato alle esigenze dei lavoratori, nella zona di Cancello del Quadrato, dove si trovavano già dei piccoli insediamenti: nacque così Littoria.
Mussolini all’inizio era contrario al progetto e il 30 giugno del 1932 non partecipò alla cerimonia durante la quale venne posta la prima pietra della nuova città, progettata dall’architetto razionalista Oriolo Frezzotti. La posa della prima pietra di Littoria suscitò però approvazione in Italia e all’estero, soprattutto per il progetto di Frezzotti. Mussolini vide la possibilità di intestarsi un po’ dell’entusiasmo nato attorno alla nuova città e il 18 dicembre 1932 inaugurò ufficialmente Littoria, tenendo un discorso dal balcone del municipio. La città diventò così uno dei vanti del regime fascista e un modello per celebrare la propria opera in Italia e all’estero. Littoria nacque come centro rurale nel 1932 e diventò comune nel 1933 e capoluogo di provincia nel 1934.
Durante la Seconda Guerra Mondiale Littoria fu gravemente danneggiata dai bombardamenti e nel 1946 fu costretta a cambiare nome a seguito delle pressioni degli alleati, per segnare una netta rottura con il fascismo. Fu scelto così il nome Latina, nome che deriva da Lazio, per indicare la città al centro della regione che per i Romani era il Latium Vetus e la regione che Virgilio pose alla base del mito di Enea nell’Eneide.
A dicembre del 2011 un gruppo di cittadini di Latina si è riunito in un comitato, dal nome “Mi chiamo Littoria”, per indire un referendum sulla possibilità di tornare al nome originario della città.
Dal punto di vista politico, dopo la fine del regime di Mussolini la politica a Latina fu dominata per quarant’anni dalla Democrazia Cristiana. Nel 1993 fu eletto sindaco Ajmone Finestra, che era stato un ragazzo di Salò ed era stato eletto al Senato nel 1979 col Movimento Sociale Italiano (MSI). Finestra, che si definiva «francamente fascista», nel 1997 si candidò nuovamente alla guida di Latina come indipendente poiché non aderì ad Alleanza Nazionale dopo la cosiddetta “svolta di Fiuggi”. Fu confermato sindaco al primo turno con il 62,8 per cento dei voti e restò in carica fino al 2002.
La vittoria di Finestra del 1993 fu vista come una sorta di ribellione nei confronti della crisi degli anni Ottanta e Novanta che aveva colpito molte città industriali italiane, come se la città volesse ritrovare la gloria degli anni del fascismo. La riconferma nel 1997 spinse poi molti esponenti della sinistra a riconoscere l’impossibilità di vincere contro un personaggio come Finestra: come disse Antonio Pennacchi, scrittore pontino e autore di Canale Mussolini, «la sinistra qui è troppo snob. E lui, il sindaco, è uno che non ruba». Pennacchi ha promosso una sua lista alle ultime elezioni comunali insieme a Futuro e Libertà, prendendo però poco più dell’uno per cento dei voti.