L’Egitto vota la Costituzione
Si vota oggi e il 22 dicembre: è prevista una grande affluenza ed è probabile che il testo venga approvato, nonostante le proteste delle opposizioni
Oggi in Egitto si vota il referendum per approvare il testo della nuova Costituzione approvata dall’Assemblea costituente: il testo, finito di discutere con molta fretta il 29 novembre, è al centro di molte proteste da giorni, da parte dell’opposizione.
L’opposizione contesta l’impostazione data dai gruppi vicini al presidente Muhammad Morsi, come il movimento politico-religioso dei Fratelli Musulmani e il partito salafita al-Nur che avevano il controllo dell’Assemblea costituente. Secondo i rappresentanti dei gruppi liberali, laici e cristiani, il testo della nuova Costituzione è troppo improntato ai principi della sharia, la legge basata sulla religione islamica.
Il voto per il referendum si svolgerà in due diverse giornate: nella giornata di oggi si voterà al Cairo, ad Alessandria e in altre otto province del paese, poi il 22 dicembre si voterà nel resto dell’Egitto. Per evitare che ci siano nuovi scontri tra i sostenitori di Morsi e quelli dell’opposizione, dopo i morti e i feriti delle scorse settimane, il governo ha stabilito che nei vari seggi siano impiegati circa 250 mila tra poliziotti e soldati addetti alla sicurezza. A testimonianza del clima teso nel paese, dopo gli scontri delle ultime settimane, il presidente Morsi ha dato ai soldati dell’esercito il potere di arrestare i cittadini.
Il referendum di oggi rappresenta l’ultima tappa prima del voto del nuovo Parlamento, previsto per l’inizio dell’anno prossimo. Inizialmente, i rappresentanti dell’opposizione hanno chiesto ai propri sostenitori di boicottare il voto di oggi, ma secondo le testate più importanti, locali e internazionali, sarà molto difficile far fronte al potere e ai legami politici della rete dei Fratelli Musulmani che hanno sostenuto la partecipazione popolare e che rappresenta il principale punto di riferimento per molti egiziani. Tanto che questa posizione è stata rivista: l’opposizione è passata a chiedere ai propri sostenitori di votare “no”.
In queste settimane di scontri e violenze, che hanno causato sei morti e circa 700 feriti, il Fronte di Salvezza Nazionale (NSF) – l’organo creato il 24 novembre a rappresentanza di tutti i gruppi dell’opposizione – ha protestato contro i decreti approvati da Morsi il 22 novembre scorso (uno è stato poi revocato) con cui aveva deciso di aumentare i propri poteri: più degli altri, è stata contestata la decisione di negare la possibilità di sciogliere l’Assemblea Costituente tramite sentenza della Suprema Corte Costituzionale (SCC), che più volte aveva minacciato provvedimenti per la sua illegittimità. Lo scontro tra Morsi e il potere giudiziario è un altro dei punti fondamentali della situazione egiziana.
I lavori per la nuova Costituzione (qui il testo integrale in inglese) sono iniziati a marzo, ma le sedute sono state rallentate dopo una sentenza di un tribunale che in aprile aveva sciolto la prima Assemblea Costituente che stava elaborando il testo, per una prevalenza ingiustificata al suo interno dei membri islamici, vicini al presidente. La nuova Assemblea Costituente è stata formata a giugno, dopo accordi tra le due parti politiche che hanno deciso di inserire alcuni rappresentanti delle forze armate, del sistema giudiziario, dei sindacati: nonostante questo però, i liberali e i cattolici hanno continuato a lamentarsi della distribuzione dei seggi, tanto che negli ultimi mesi i membri di questi gruppi non hanno voluto prendere parte ai lavori, lasciando così un ampio margine di vantaggio ai gruppi musulmani durante le votazioni finali.
I 100 membri dell’Assemblea Costituente, in base a un decreto deciso da Morsi il 22 novembre scorso, avevano tempo di approvare il nuovo testo costituzionale fino al gennaio prossimo: ma dopo che la Suprema Corte Costituzionale aveva annunciato una causa di legittimità sull’assemblea, i gruppi che appoggiano il presidente hanno deciso di votare la Costituzione in tutta fretta, prima che fosse stata emessa una sentenza al riguardo.
Da questa decisione sono poi stati organizzati una serie di scioperi da parte dei membri dell’autorità giudiziaria che ha chiesto ai propri iscritti di boicottare il voto. Una posizione rivista il 3 dicembre scorso, quando il Consiglio Superiore della Magistratura egiziano ha nominato alcuni giudici a svolgere i controlli nei seggi, per monitorare il corretto andamento delle operazioni di voto. Proprio per la mancanza di giudici nei seggi il governo ha deciso di organizzare il referendum nell’arco di due giorni.
Il testo della nuova Costituzione egiziana si ispira, nella maggioranza dei suoi articoli, ai principi della sharia, la legge basata sulla religione islamica. Tra le novità più importanti ci sono il mandato del presidente, che passa da sei a quattro anni con la possibilità di essere rieletto una sola volta (prima non c’erano limiti), oltre alla previsione di nuove modalità di controllo da parte della società civile sul sistema militare. L’associazione internazionale Human Rights Watch ha detto più volte di essere preoccupata per i limiti che sono stati introdotti sulla libertà d’espressione, sulla libertà religiosa e riguardo i diritti delle donne.
Il testo, comunque, prevede e tutela da parte dello Stato che i luoghi di culto di tutte le religioni siano rispettati, compresi quelli di ebrei e cristiani. Su questo punto, Human Rights Watch denuncia che la libertà religiosa appare piuttosto limitata in quanto non è stata garantita la libertà di creare luoghi di culto. Viene invece garantita la libera manifestazione del pensiero con ogni mezzo, ma è stato scritto, esplicitamente, che è vietato insultare “i profeti”.
Per quanto riguarda il ruolo delle donne, uno dei punti più contestati dagli oppositori, nel nuovo testo costituzionale non si fa esplicitamente riferimento ai loro diritti: non è stato scritto, per esempio, che la donna è giuridicamente in «uno stato di parità con gli uomini nel campo della vita politica, sociale, culturale ed economica», come era previsto invece nella Costituzione del 1971. Infine i mezzi di comunicazione: nella nuova Costituzione egiziana c’è scritto che non possono essere sospesi né chiusi, a meno che non ci sia un decreto giudiziario che lo stabilisca.
Foto: AP Photo/Petr David Josek