Google ha fatto pace coi giornali in Belgio
Dopo sei anni di cause legali, è stato trovato un costoso accordo per mostrare le anteprime degli articoli sul motore di ricerca
Giovedì Google ha annunciato di avere raggiunto un accordo con gli editori di giornali nel Belgio, che ha permesso di risolvere un contenzioso legale che andava avanti da circa sei anni e che aveva portato al blocco della pubblicazione dei link verso i giornali belgi sul motore di ricerca. Google si farà carico delle spese legali fino a ora affrontate dalle parti, ma non pagherà invece – almeno direttamente – per potere pubblicare i contenuti che riguardano i giornali.
In estrema sintesi, sei anni fa l’associazione di editori Copiepresse fece causa a Google contestando l’utilizzo che faceva degli articoli dei giornali di cui tutela il diritto d’autore. Come in moltissime altre parti del mondo, il motore di ricerca mostrava riassunti e anteprime degli articoli nelle proprie pagine dei risultati, cosa che secondo Copiepresse violava il copyright delle singole testate giornalistiche. Il motore di ricerca era inoltre accusato di guadagnare con questo sistema, grazie agli annunci pubblicitari mostrati sulle pagine dei risultati, e di non avere mai pagato per l’utilizzo di quei contenuti. Google si difese spiegando che il sistema serviva per fare capire in linea di massima i contenuti degli articoli prima che gli utenti cliccassero sui link, che rimandavano poi ai pezzi veri e propri sui siti dei singoli giornali.
Si andò a processo e nel 2007 un tribunale del Belgio diede sostanzialmente ragione a Copiepresse. I giudici imposero a Google di rimuovere dalla versione belga del proprio motore di ricerca, Google.be, e da quella internazionale, Google.com, qualsiasi tipo di anteprima degli articoli pubblicati in francese e tedesco sui giornali belgi. Al motore di ricerca fu anche comminata una multa di 25mila euro per ogni giorno di ritardo nell’applicazione della sentenza. Google fece appello, ma lo scorso anno i magistrati confermarono di fatto il loro pronunciamento del 2007. Copiepresse aveva inoltre avviato un altro contenzioso legale, chiedendo circa 49 milioni di euro di risarcimento per il periodo in cui i contenuti dei giornali belgi erano disponibili su Google News.
Il responsabile legale della società Rossel et Cie., che è proprietaria del giornale Le Soir, ha spiegato che “non avremmo mai potuto ottenere questo risultato se non avessimo fatto causa”. Ha poi aggiunto che sei anni fa, quando iniziarono i contenziosi legali, fu praticamente impossibile avviare qualsiasi forma di dialogo con Google. Le due parti mantengono comunque idee molto diverse sulle anteprime nelle pagine del motore di ricerca e su che cosa significhi violare il diritto d’autore. In pratica si sono “messi d’accordo sul non essere d’accordo”, hanno spiegato nel corso di una conferenza stampa per presentare il nuovo patto.
I termini dell’accordo raggiunto non sono comunque del tutto chiari e secondo alcuni costituiscono una vittoria per Google, mentre altri ritengono che a vincere siano stati gli editori belgi. La società statunitense ha chiarito che non pagherà gli editori o gli autori per i loro contenuti da inserire nei suoi servizi. In effetti, come spiega Jeff John Roberts su paidContent, le cose non stanno precisamente così. Come si legge nel comunicato stampa sul raggiungimento dell’accordo, Google si farà pubblicità sui siti dei giornali belgi e sembra che abbia acquistato spazi pubblicitari per milioni di euro nella speranza di prevenire una richiesta diretta di pagamento per i contenuti protetti dal diritto d’autore.
Questa soluzione ha permesso a Google di trovare in qualche modo un accordo, evitando nuove dolorose cause e di far passare il messaggio che la società è disposta a pagare per le anteprime degli articoli. L’accordo prevede anche che Google renda più accessibili i contenuti dei giornali in Belgio. Secondo diversi osservatori, il patto raggiunto nel paese potrebbe avere ripercussioni in altre nazioni, a cominciare dalla Francia e dalla Germania, paesi dove gli editori lamentano da tempo di non ricevere nulla per l’uso delle anteprime dei loro articoli da parte del motore di ricerca, che contestualmente ai risultati mostra anche pubblicità di cui trattiene tutti i ricavi. I responsabili di Google hanno sempre difeso questo sistema, ricordando che è principalmente grazie al proprio motore di ricerca che i giornali online sono letti.