Intanto in Siria
Per la prima volta il principale alleato internazionale di Assad ha detto che le cose si stanno mettendo male per il regime (e la NATO conferma)
Oggi il segretario generale della NATO, il danese Anders Fogh Rasmussen, ha detto che il regime di Bashar al-Assad si sta «avvicinando al collasso» e che la sua caduta è ora «solo una questione di tempo». Rasmussen ha confermato anche che la NATO ha rilevato il lancio di missili a corto raggio contro le postazioni dei ribelli siriani da parte del regime, dicendo che questo dimostra il disprezzo delle forze governative nei confronti delle vite degli stessi abitanti del paese.
(Com’è fatto un campo profughi siriano)
La dichiarazione di Rasmussen è arrivata poche ore dopo un’altra presa di posizione notevole, quella del viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov, che ha detto che l’esercito di Assad sta «perdendo sempre di più il controllo del territorio» e che è possibile che i ribelli vincano il conflitto. È la prima volta che le autorità russe riconoscono pubblicamente la possibilità di una sconfitta del regime siriano. Bogdanov ha detto che la Russia sta preparando piani per evacuare le migliaia di suoi cittadini che risiedono in Siria. Ad ogni modo, il governo russo, che fin dall’inizio del conflitto è stato tra i principali sostenitori del regime nella politica internazionale, ha fatto capire chiaramente di non aver ritirato il suo supporto ad Assad.
Bogdanov ha detto che «sfortunatamente non possiamo escludere la vittoria dell’opposizione siriana» e che un peggioramento del conflitto causerebbe decine o centinaia di migliaia di morti: «Se un prezzo del genere per cacciare il presidente [Assad] vi sembra accettabile, che cosa possiamo fare? Noi lo consideriamo inaccettabile». La posizione ufficiale della Russia continua ad essere quella di invitare le due parti al dialogo.
(Storia fotografica di Damasco e Aleppo)
Intanto, in Siria, l’agenzia ufficiale di stampa SANA ha detto che oggi un’esplosione nel sobborgo di Qatana, a Damasco, ha causato 16 morti tra cui sette bambini. Ieri i mezzi di comunicazione ufficiali hanno parlato di altri sei morti a causa di esplosioni vicino a palazzi governativi della capitale.
Ci sono stati sempre più episodi di violenza a Damasco e nelle zone vicine, nelle ultime settimane, dovuti alla crescente pressione dei ribelli sulla capitale. Il regime di Damasco ha risposto con pesanti bombardamenti sulle zone controllate dai ribelli. CNN ha detto, citando fonti anonime dell’amministrazione statunitense, che i satelliti militari statunitensi hanno tracciato almeno quattro missili Scud sparati all’interno della Siria da posizioni delle forze filogovernative.
Pochi giorni fa Marc Lynch, giornalista di Foreign Policy, ha scritto sul suo blog che c’è un problema su cui la comunità internazionale non sta facendo sicuramente abbastanza: quello dei rifugiati. Attualmente, l’agenzia dell’ONU per i rifugiati dice che ci sono oltre 460 mila profughi siriani nei paesi vicini (principalmente Giordania, Turchia e Libano). Il numero non tiene conto né dei profughi che non si registrano presso le organizzazioni ufficiali né dei cosiddetti profughi interni, che sono probabilmente altre centinaia di migliaia.
Foto: membri curdi dell’Esercito Libero Siriano su un carro armato preso all’esercito governativo nel villaggio di Fafeen, nel nord della provincia di Aleppo.
(AP Photo / Manu Brabo)