La Lombardia di testimonianza
Il direttore de Linkiesta sulle "primarie civiche" del centrosinistra per le elezioni regionali, e sulla rinuncia a un vero progetto di governo
Jacopo Tondelli, direttore de Linkiesta, spiega perché, secondo lui, le primarie del centrosinistra per scegliere il candidato alla regione Lombardia rappresentano la distanza tra Milano e il paese reale, e perché saranno una scelta tra due testimonianze etiche, invece che tra due programmi.
A Milano, forse, siamo un po’ duri di comprendonio. O forse, come capita da migliaia d’anni agli uomini, non impariamo le lezioni che il passato ci fornisce. Così, venti anni fa a Milano, i simboli civici che sapevano di anni settanta – pensiamo alla candidatura di Nando Dalla Chiesa – andavano a sbattere contro l’onda che a Milano fu rappresentata prima da Marco Formentini e poi da Gabriele Albertini. Due milanesi, certo, ma due che somigliavano a quel modello di politica che non temeva di sembrare provincialmente nordista, o di rinchiudersi in obiettivi minimali come “l’amministrazione di condominio” che fu il vero slogan di Albertini. Dalla Chiesa perse, e perse male, impugnando la bandiera di valori e testimonianze. Perse, è bene ricordarselo, in quella Milano che lo esprimeva; perse perché la saldatura tra salotti progressisti e conservatori non si accorse che nella “Milano reale” tirava un’aria diversa, e comunque capace di intercettare quelle stesse pulsioni indignate o moralizzatrici che Dalla Chiesa ambiva ad affermare. Nel palazzo della Regione, questo clima, appena aggiornato e già più distante da Tangentopoli, diede vita ai diciassette anni di Formigoni: un democristiano ciellino lecchese, capace tra mille scaramucce di trovare una lingua comune coi leghisti che avevano le loro capitali a Varese, a Bergamo, in Brianza, non certo a Milano.
Venti anni dopo – guardando a queste “primarie” lombarde che Umberto Ambrosoli avrebbe preferito non fare – il centrosinistra sembra non aver guardato fino in fondo la traiettoria di questi decenni né, tanto meno, ha fornito una risposta culturale capace davvero di raccogliere le istanze di maggior equità fiscale e di burocrazia più efficiente, ad esempio, che quel mondo di provincia continuerebbe a pretendere.
(continua a leggere su Linkiesta)