Le novità sull’inceneritore di Parma
È stata respinta la richiesta di sequestrare l'impianto, al centro di un'inchiesta e contestato soprattutto dal Movimento 5 Stelle del sindaco Pizzarotti
Il Tribunale del Riesame giovedì ha respinto la richiesta di sequestro preventivo dell’inceneritore di Parma fatta dalla Procura. Il Tribunale ha spiegato però, nelle motivazioni della sentenza, che dovrebbe essere formulata un’ipotesi per il reato di corruzione, per la decisione di classificare l’impianto come opera pubblica e per l’accordo sul versamento degli oneri da parte della ex ENIA (oggi IREN) al Comune di Parma. Si tratta del secondo parere negativo sulla richiesta di fermare i lavori sull’impianto della IREN, dopo il primo no del giudice per le indagini preliminari Maria Cristina Sarli di settembre.
Il cantiere dell’inceneritore si trova a Ugozzolo, in provincia di Parma. IREN è una società per azioni multiservizi che prevalentemente produce e distribuisce energia elettrica, che ha inglobato negli anni le aziende municipalizzate delle province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia. L’inceneritore è stato molto contestato in città dal Movimento 5 Stelle, che dall’anno scorso esprime il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, e la maggioranza in Consiglio comunale: avevano promesso di bloccare il progetto, anche a costo di pagare delle penali, ma questa sentenza complica ulteriormente le cose.
Il primo progetto dell’impianto era stato impugnato dalla procura di Parma, che a luglio aveva chiesto il sequestro del cantiere e aveva aperto un fascicolo in cui erano indagate 13 persone, tra cui alcuni rappresentanti della IREN, del comune e della provincia di Parma, per abuso d’ufficio e abuso edilizio. A questi reati si aggiungeva l’ipotesi di corruzione, secondo quanto detto oggi dai giudici d’appello, sempre a carico dei dirigenti dell’azienda e degli amministratori locali, che avrebbero sottoscritto accordi “di scambio”, per ottenere vantaggi economici dalla realizzazione dell’inceneritore.
Secondo il Tribunale del Riesame non c’è stato abuso edilizio, ma sono state confermate le ipotesi d’abuso d’ufficio. E non ci sarà nessun sequestro preventivo, perché non ci sarebbe il rischio di un pericolo concreto di “aggravamento delle conseguenze del reato o nella commissione di altri reati”. Secondo i giudici, l’inceneritore è un complesso di proprietà privata che è funzionale a un servizio di “primaria rilevanza” per i cittadini: per questo motivo “mancano i presupposti per disporre il sequestro preventivo” del complesso del polo ambientale integrato (PAI). L’impianto sarebbe stato costruito con regolare permesso, come aveva detto anche il giudice per le indagini preliminari, che nel 2011 aveva dato ragione alla IREN e torto al comune di Parma.
Con la decisione di giovedì diminuiscono le speranze del sindaco Federico Pizzarotti di vincere la sua battaglia contro l’apertura dell’impianto. La IREN ha fatto sapere che l’impianto entrerà in funzione nei primi mesi dell’anno prossimo e già nelle prossime settimane ci saranno i primi collaudi. L’ufficio stampa del Comune ha detto che la posizione dell’amministrazione è quella di “rispettare le sentenze”. Pizzarotti ha poi dichiarato:
«Siamo partiti per spegnere l’inceneritore e abbiamo acceso la luce su un sistema torbido che è ancora tutto da rendere chiaro. Le motivazioni che hanno portato il Tribunale del Riesame a rigettare l’ipotesi di sequestro sono molto precise: infatti resta ancora tutto da verificare se sussistono ipotesi di reato gravi come l’abuso d’ufficio e la corruzione. Le battaglie si combattono anche se non sei sicuro di vincerle e noi questa battaglia l’abbiamo sempre vissuta così ogni giorno e continueremo a farlo»
L’assessore comunale all’Ambiente, Gabriele Folli, si è detto «molto soddisfatto del risultato e del lavoro che abbiamo sin qui svolto, perché lo abbiamo fatto con impegno, onestà e tante notti insonni. Noi abbiamo la coscienza pulita e amministriamo questa città a testa alta. Qualcun altro non può dire altrettanto: non una obiezione, non un dubbio è stato sollevato da chi prima di noi aveva il dovere di garantire ai cittadini di Parma i valori che devono contraddistinguere chi vuole gestire la cosa pubblica».