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  • Venerdì 7 dicembre 2012

In Egitto la rivoluzione continua

Bernardo Valli spiega su Repubblica le proteste di questi giorni e lo scontro sulla nuova Costituzione

An Egyptian man shouts slogans during a march towards the presidential palace in Cairo on December 4, 2012, protesting President Mohamed Morsi’s decree widening his powers. Tens of thousands of demonstrators encircled the presidential palace after riot police failed to keep them at bay with tear gas, in a growing crisis over President Morsi. AFP PHOTO/GIANLUIGI GUERCIA (Photo credit should read GIANLUIGI GUERCIA/AFP/Getty Images)

An Egyptian man shouts slogans during a march towards the presidential palace in Cairo on December 4, 2012, protesting President Mohamed Morsi’s decree widening his powers. Tens of thousands of demonstrators encircled the presidential palace after riot police failed to keep them at bay with tear gas, in a growing crisis over President Morsi. AFP PHOTO/GIANLUIGI GUERCIA (Photo credit should read GIANLUIGI GUERCIA/AFP/Getty Images)

Bernardo Valli su Repubblica fa il punto della situazione in Egitto, spiegando gli scontri degli ultimi giorni tra i laici e i Fratelli Musulmani, sostenitori della svolta autoritaria del presidente Morsi.

Nelle rivoluzioni il compromesso, soluzione principe della politica, tarda ad arrivare. È quel che accade in queste ore in Egitto dove due forze si contendono in aperta tenzone, a muso duro, la “primavera” cominciata nel gennaio dell’anno scorso in piazza Tahrir, nel cuore del Cairo. Entrambe rivendicano di fatto, separatamente, il diritto di esercitare il potere, poiché ciascuna si considera appunto l’unica autentica rappresentante della rivoluzione da cui quel potere deriva.

Da un lato i laici, i liberali, i cristiani, raccolti in un Fronte nazionale di salvezza dai confini incerti, accusano il presidente Mohammed Morsi, espressione di un vago, ampio fronte islamico, di essere un usurpatore; dall’altro i Fratelli musulmani difendono la legittimità di Morsi e delle prerogative che si attribuisce, in quanto capo dello Stato eletto al suffragio universale.

L’esercito avrebbe gli strumenti per decidere la sorte della rivoluzione contesa. Ma a parte l’inevitabile impegno di alcune unità d’élite, incaricate della protezione del capo dello Stato, rafforzate per l’occasione da qualche carro armato parcheggiato davanti alla presidenza, nel quartiere di Heliopolis, al fine di tenere a distanza i manifestanti, a parte queste essenziali precauzioni, i militari sono rimasti fuori dalla mischia. Si sono ben guardati dall’intervenire in appoggio di una delle parti a confronto.

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Foto: GIANLUIGI GUERCIA/AFP/Getty Images