Che succede con le concessioni sulle spiagge
Il governo voleva abolire ogni proroga alla loro scadenza ma è stato battuto al Senato, dove il rinvio è stato mantenuto ma ridotto da 30 a 5 anni
La commissione industria del Senato ha bocciato martedì l’emendamento presentato dai relatori Simona Vicari (PdL) e Filippo Bubbico (PD) che chiedeva una proroga di 30 anni per le concessioni demaniali marittime. La data di scadenza per la concessione delle spiagge è il 31 dicembre 2015, mentre la proposta di modifica chiedeva di spostare il termine al 31 dicembre 2045. Il termine è stato quindi fissato al 2020, per andare incontro alla Commissione UE che, con la cosiddetta Direttiva Bolkestein sulla concorrenza, aveva fissato degli obblighi per le concessioni demaniali. Le spiagge, secondo la normativa europea, sono considerate “servizi su suolo pubblico” e per questo motivo devono essere aperte alla libera concorrenza ed assegnate con un’asta pubblica.
Governo battuto in commissione Industria del Senato sulla proroga delle concessioni demaniali sulle spiagge, inserita nel dl Sviluppo. La proroga di 30 anni prevista inizialmente è stata sì ridotta a 5 anni – dal 2015 al 2020 -, dopo i rilievi della commissione Bilancio, ma va comunque contro il parere dell’esecutivo che si oppone a qualsiasi ipotesi di slittamento del termine del 2015, supportando la propria posizione con le osservazioni dell’Ue.
In Commissione Industria, l’emendamento dei relatori (Simona Vicari del Pdl e Filippo Bubbico del Pd) prevedeva che le concessioni demaniali balneari fossero prorogate sino al 2045. La commissione Bilancio del Senato oggi ha bocciato quella modifica, dando invece il via libera condizionato a una mini-proroga di 5 anni, sino al 2020. Il “taglio” è stata deciso nel tentativo di rendere più semplice un’eventuale mediazione fra il governo e la Comissione Ue che invece pretende l’indizione di gare pubbliche per l’assegnazione delle concessioni.