C’è sabbia su Marte
Lo sapevamo già, ma non sapevamo ancora bene di che cosa è fatta: questa è la scoperta di Curiosity, dice la NASA, ma servirà ancora tempo
Come era stato anticipato la settimana scorsa, ieri la NASA ha diffuso un aggiornamento sulla missione di Curiosity, il robot automatico (rover) che si trova dalla scorsa estate su Marte. Le notizie ufficiali sull’operazione erano diventate molto attese in seguito a una intervista al ricercatore John Grotzinger, che alla radio pubblica statunitense NPR aveva spiegato di essere al lavoro su una scoperta da “libri di storia”. Nei giorni seguenti la NASA frenò gli entusiasmi, chiarendo che non ci sarebbero stati grandi annunci in tempi brevi, soprattutto sul possibile ritrovamento di indizi su qualche forma di vita ospitata un tempo su Marte.
Nel loro ultimo aggiornamento, i responsabili dell’ente spaziale statunitense spiegano che Curiosity ha utilizzato con successo per la prima volta il suo complesso sistema di strumenti per analizzare il suolo marziano. I campioni analizzati hanno fatto rilevare la presenza di diversi composti chimici, da tracce di acqua e zolfo, a sostante contenenti cloro. I primi esperimenti condotti sul pianeta hanno consentito ai ricercatori di verificare le funzionalità e l’affidabilità degli strumenti a bordo del rover, che saranno utilizzati nel corso dei prossimi due anni della missione per approfondire le conoscenze sulle caratteristiche geologiche di Marte.
Tra le strumentazioni utilizzate c’è SAM (SAmple Analysis at Mars), uno strumento costituito da un gascromatografo-spettrometro di massa e da uno spettrometro laser. I due strumenti servono per analizzare i gas e per rilevare l’eventuale presenza di composti organici presenti nei campioni atmosferici e del suolo, in questo caso di Marte. Grotzinger stava proprio lavorando ad alcuni dati elaborati grazie alle analisi di SAM quando fu intervistato da NPR. Nel corso del suo intervento all’incontro autunnale dell’Unione geofisica americana (AGU) a San Francisco, il ricercatore del Jet Propulsion Laboratory (JPL) di Pasadena della NASA ha spiegato scherzosamente che si riferiva a “libri di storia… della scienza”.
Grazie a SAM è stata rilevata sperimentalmente la presenza di ossigeno e perclorato, lo ione più ricco di ossigeno tra tutti gli ioni di cloro (quando un atomo, o una molecola, acquista o cede elettroni si trasforma in ione). Questa sostanza chimica era già stata identificata grazie ai dati forniti da Phoenix Mars Lander, la sonda automatica che raggiunse Marte nella primavera del 2008. La reazione con altri elementi chimici scaldati all’interno di SAM ha portato alla formazione di composti di clorometano, che contengono carbonio, elemento necessario per costruire la vita (almeno per come la conosciamo).
(I primi passi di Curiosity su Marte)
Il cloro, spiega la NASA, è sicuramente di origine marziana, mentre non è escluso che il carbonio abbia origini terrestri e sia stato trasportato da Curiosity su Marte e successivamente identificato da SAM. Al momento non è quindi possibile affermare che su Marte siano presenti tracce organiche, indicatrici in qualche modo della passata presenza di organismi viventi sul pianeta. I ricercatori continueranno a compiere analisi con nuovi campioni di suolo nel corso dei prossimi mesi, cosa che consentirà di capire se il carbonio rilevato nella prima fase di sperimentazione delle strumentazioni fosse di natura terrestre o meno.
Dopo il comunicato della settimana scorsa della NASA teso a smorzare gli entusiasmi, osservatori e semplici appassionati non hanno risparmiato le loro critiche nei confronti di Grotzinger, accusandolo più o meno velatamente di essersi comportato da irresponsabile con le sue dichiarazioni. Altri si sono chiesti, forse con la speranza di avere il prima possibile notizie sulla presenza di vita su Marte, se il celebre ricercatore della NASA non sia in realtà in possesso di informazioni preziose e più precise sul pianeta, che saranno comunicate solo in un secondo tempo e con tutte le verifiche del caso.
(Perché spendere tanto per lo Spazio?)
Ieri, durante la presentazione dei dati, Grotzinger ha comunque cercato di ridimensionare il caso della sua intervista, dicendo che è stata il frutto di alcuni fraintendimenti: «Stiamo facendo scienza nei tempi e con i modi della scienza. Mentre viviamo in un mondo che viaggia a una velocità simile a quella di Instagram». Il ricercatore ha anche spiegato di avere imparato molto da questa vicenda: «Devi stare molto attento alle cose che annunci e anche al modo in cui le dici». Insieme con i suoi colleghi, Grotzinger tornerà a studiare le informazioni che arrivano da Marte: i responsabili dell’ente spaziale vogliono essere certi dei dati inviati da Curiosity prima di fare annunci di portata storica, specialmente per quelli che non finiranno solo nei libri di scienza.